Ho scritto più volte che io nutro una gran comprensione per chi non crede, però mi aspetto che chi non crede nutra pure lui rispetto verso chi la pensa diversamente. Non sopporto chi irride i credenti, chi pontifica dall’alto con la prosopopea di chi ha in tasca tutta la verità, chi mortifica senza motivo la fede dei semplici e degli umili.
Nella Chiesa oggi vige la tolleranza e il rispetto, com’è giusto che sia, verso chi non condivide il più sacro patrimonio ideale dei credenti, ma spesso c’è ignavia ed acquiescenza verso chi con arroganza dissacra chi crede. Verso questi atei militanti ed integralisti penso si debba reagire con decisione e senza complessi di sorta.
Qualche settimana fa la redattrice della rubrica de “L’incontro” che tratta problemi di ascetica, di teologia, di biblica e di spiritualità in genere, mi ha raccontato una sua recente avventura a proposito di questi atei militanti. Attratta dal titolo, che sembrava affrontare una tematica religiosa che si sarebbe tenuta in un incontro al “Candiani”, decise di parteciparvi. Ben presto si accorse con sorpresa e stupore che la conversazione era stata organizzata da un’associazione di atei che operano a Mestre e che chi conduceva l’incontro ridacchiava in maniera dissacrante ed irriverente la Bibbia, senza che alcuno dei presenti, molti dei quali erano ignari del gruppo che aveva organizzato l’incontro e probabilmente erano intervenuti pensando che l’argomento fosse trattato a livello serio, avesse avuto il coraggio di prendere la parola.
La giornalista de “L’incontro”, a cui non manca la dialettica e la preparazione culturale, ha preso la parola ribattendo le tesi esposte e soprattutto reagendo al settarismo con cui esse erano trattate.
Di certo non ha convinto questi quattro saccenti ed irriverenti, ma almeno ha portato il dibattito ad un livello di seria dialettica, tanto che qualcuno le ha chiesto di intervenire ancora ai dibattiti che il gruppo avrebbe organizzato in futuro.
La nostra collaboratrice ha fatto presente che era stucchevole e poco interessante riproporre le solite vecchie tesi che ci arrivano dall’illuminismo e dal razionalismo dei secoli passati. La ricerca religiosa esige sempre onestà intellettuale, rispetto delle posizioni altrui, argomentazioni razionali, non certo alterigia intellettuale e supponenza di pensiero.
Quello che mi sorprende è che la curia, con tutto quel mastodontico apparato pastorale che appare nell’annuario, non segua questi eventi e non mandi persone preparate culturalmente per costringere ad una ricerca e ad un dialogo rispettoso questi corpuscoli che possono seminare l’idea di essere i soli detentori della scienza e della verità.