Sto vivendo la stagione in cui le persone ricordano con dolcezza e nostalgia le cose lontane ed invece, dopo un forte impatto con quelle attuali, queste ultime le dimenticano in un battibaleno. Forse vivo più intensamente a livello emotivo i ricordi che le esperienze quotidiane, perché mentre le prime mi accompagnano con soavità interiore, le seconde passano come meteore per scomparire presto e definitivamente.
Qualche giorno fa m’è giunta la notizia che un altro dei protagonisti della vita nella parrocchia dei miei tempi è all’ospedale con una prognosi un po’ preoccupante. In questi ultimi mesi se ne sono andati alcuni dei miei collaboratori più vicini e più impegnati; ora altri sono in condizioni precarie.
Queste notizie e questi eventi mi hanno fatto ricordare, per una strana associazione di idee, un cartone animato che per la gente della mia età è ormai un classico nella storia del cinema: Bambi. Il cartone animato di Walt Disney racconta le avventure di un cerbiatto che si affaccia alle prime esperienze della vita. Una storia narrata con immagini e suoni soavi, struggenti, dense di poesia e di capacità di coinvolgere e suggestionare gli spettatori. Ricordo il particolare della pioggia nel bosco a primavera: una goccia che scende come una perla dal cielo e fa vibrare una nota del pianoforte, poi una seconda, una terza e poi un crescendo continuo, così che tutte le note s’accavallavano in un turbinio torrenziale di suoni.
Non so perché, ma ad ogni triste notizia della partenza per il Cielo dei vecchi della mia età, ho la sensazione che la caduta di gocce che scendono attorno a me stia diventando sempre più frequente e presto diventerà la gran pioggia che avvolge tutto il vecchio bosco per preparare il giorno nuovo e la nuova stagione. Ho l’impressione che queste partenze, sempre più frequenti e sempre più numerose, finiscano presto per coinvolgermi in quel diluvio che spazza via le foglie secche, i rami fragili, i fiori sfioriti, per preparare la nuova primavera del bosco.
Prego ogni giorno di più il Signore perché mi prepari al passaggio in questa cornice di dolce speranza e mi faccia accettare con serenità e naturalezza questo rinnovarsi della vita come un fatto naturale e positivo.