La visita del Sindaco Orsoni al don Vecchi

Il dottor Boldrin, membro della Fondazione che governa i Centri “don Vecchi”, qualche tempo fa ci ha portato il sindaco Orsoni.

Il noto avvocato veneziano era già venuto al “don Vecchi” per la campagna elettorale. In quella occasione gli avevamo prospettato le problematiche del Centro, ma m’era parso così sperduto, frastornato per i tanti incontri, per i tanti problemi che il Comune di Venezia ha da sempre.

In verità gli avevo già mandato nei mesi scorsi, quando ero pressato dalla gran paura di non farcela a pagare Campalto, due lettere accorate per chiedere aiuto. Non avevo ricevuto risposta alcuna e ciò mi aveva un po’ indispettito e deluso. Poi, leggendo i giornali, che da mesi e mesi non hanno fatto che parlare della crisi finanziaria in cui il Comune di Venezia si dibatte, e conoscendo purtroppo, per esperienza diretta, la burocrazia comunale, dispersiva ed inefficiente – infatti i giornali in questi ultimi tempi ci hanno informato che è pure corrotta – ho provato un po’ di pena, immaginandolo indifeso ad annaspare fra infiniti problemi. Motivo per cui l’ho risparmiato dalla mia critica che non vorrebbe guardare in faccia nessuno e che esige efficienza, servizio e attenzione particolare per i più poveri.

Il sindaco ci ha ascoltato paziente; mi è sembrato che abbia condiviso i nostri sforzi tesi solamente a dare una mano al suo e nostro Comune, per cui l’amministrazione dovrebbe esserci eternamente riconoscente, perché noi facciamo presto, a poco prezzo e in maniera efficiente, quello che per il Comune richiederebbe anni e a costi astronomici.

In verità l’avvocato Orsoni non si è compromesso più di tanto, comunque credo che almeno egli ci abbia aperto la porta perché il discorso possa continuare con i suoi collaboratori.

Anche in questa occasione il sindaco mi ha ripetuto che gli ho fatto catechismo quando era bambino. Io non ricordo il bimbetto di cinquant’anni fa, ma di certo gli ho insegnato che il buon Dio vuole che amiamo il nostro prossimo, specie quello più indifeso e quello più povero. Spero tanto che egli non abbia dimenticato questo insegnamento del suo prete-catechista e mi dia una mano per aiutare i poveri.

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