La caduta di don Verzè

Lo stato d’animo con cui apprendo il susseguirsi di notizie sulla voragine di debiti del San Raffaele di Milano e della conseguente notizia del suicidio del braccio destro di don Verzè e defenestrazione di questo prete, mi ha portato dalla sorpresa alla delusione e quindi allo sconforto. Questo succede ogni volta che s’apre una crepa e frana un’istituzione che tutti per molti anni hanno creduto meravigliosa e viene fuori una serie di notizie che nemmeno potevamo immaginare.

Io non ho certamente modo di verificare ciò che afferma la stampa, che cioè la Fondazione di don Verzè aveva investito in alberghi, in fazendas e che questo prete aveva un suo aereo personale, ma se ciò fosse vero ne sarei ulteriormente rammaricato e sarei quanto mai deluso che dietro ad una così bella facciata ci fossero affari e sperpero non conciliabili con la vita di un prete che è chiamato ad essere povero e a cui il diritto canonico vieta il commercio.

Due altre volte ho parlato su “L’incontro” di don Verzè e le sue opere e sempre con grande ammirazione per la sua testimonianza di fede e di carità cristiana; ora mi ritrovo a constatare che ho preso un grosso abbaglio che turba la mia già fragile stima sul comportamento di tanti preti e che mi costringe a ribadire, per me ma anche per tutti gli operatori ecclesiastici e civili, che quando le parole e le opere non sono accompagnate da una coerenza e da una sobrietà di vita personale, esse spesso sono effimere e per nulla credibili.

Cristo, maestro mio e di don Verzè, ma anche di chi si dichiara cristiano, ci ha detto chiaramente: «Andate, non portate due tuniche o denaro nella cintola ed annunciate che il Regno è vicino, e siate solidali con chi soffre». Questo monito vale per la “casta politica”, ma più ancora per la “casta ecclesiastica”. Quando il meccanismo di certe opere e di certe persone si inceppa, vengono fuori inaspettate magagne che scandalizzano “i poveri”. Purtroppo di queste sorprese ne sono venute fuori fin troppe dal mondo della politica, della Chiesa e della magistratura.

E’ male quando si scopre qualcosa di poco chiaro, o peggio di marcio, nel mondo dell’industria e del commercio, ma quando questo capita nei capisaldi della società – i governanti, gli ecclesiastici e i magistrati – è veramente rovinoso perché queste istituzioni dovrebbero rappresentare la coscienza sana del Paese.

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