Una lettura che mi ha messo in crisi

Io sono lento nella lettura e poi leggo solo per breve tempo negli scorci che mi rimangono liberi durante il giorno. Ci sono alcuni che affermano di divorare i volumi e di arrivare a leggerne perfino tre o quattro al mese. A me capita esattamente il contrario, mi ci vogliono due o tre mesi per finirne uno soltanto.

Ho cominciato da alcune settimane il volume “L’eremo non è un guscio di lumaca”, edito dalla Einaudi, di Adriana Zarri, la scrittrice, teologa del dissenso cattolico, o perlomeno abbastanza libera e talvolta dissenziente dalle linee portate avanti dalla gerarchia della Chiesa, ed ho appena passato la metà del volume.

Credo che sia stato nelle intenzioni di questa donna narrare la sua scelta di vivere in maniera eremitica. Essa ha ottenuto, non so come, un vecchio cascinale abbandonato sulle colline piemontesi ed ha scelto di vivere sola, mantenendosi coltivando la terra, allevando conigli e galline e scrivendo qualche articolo per “Il Manifesto” o facendo qualche lavoro di recensione per qualche casa editrice.

In verità il volume che sto leggendo non è un diario e, meno che meno, un racconto della sua vita, ma una riflessione approfondita e critica su tutto quello che noi comuni mortali diamo per scontato circa il rapporto con Dio, con la natura e con gli uomini. Una analisi puntuale, talvolta perfino spietata sul concetto di silenzio, solitudine, sul concetto di sacro, di profano, di rapporto con gli uomini, con la terra, con gli animali.  Dalla lettura emerge una figura di eremita profondamente intellettuale, in costante verifica dei contatti e i rapporti del vivere quotidiano.

Man mano che vado avanti nella lettura, le riflessioni della Zarri mi mettono in crisi, perché mi fanno capire quanto superficiale, scontato, sia il mio vivere, il mio credere, i miei rapporti con le cose, gli uomini e la natura. La Zarri mi costringe a fermarmi, a verificare, a guardare dentro e a prendere posizioni nuove di fronte alla realtà del vivere. Le pagine intense e turgide di pensiero mi fanno cogliere la testimonianza di questa donna per la quale Dio è veramente tutto, emerge da ogni respiro, da ogni esperienza e da ogni lavoro.

Di certo, quando avrò finito il volume, io forse non mi ritirerò in una grotta o in una caverna di un monte, ma certamente non potrò più vivere in maniera scontata come prima e Dio non lo penserò solamente in qualche momento del giorno e non lo vedrò solamente nei riti, ma spero che diventerà per me, come per la Zarri, “il respiro” della vita.

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