Qualche giorno fa è venuto a Mestre a visitare sua madre Rachele, che vive con me al “don Vecchi”, un mio nipote che abita a Pisa, ma vi starà ancora per poco tempo perché si trasferirà per lavoro nel Qatar.
Angelo è uno di quei piloti dell’Alitalia che la triste vicenda della compagnia di bandiera ha lasciato a terra. Giovanissimo e brillante comandante, senza appoggi politici, è stato uno di quegli aviatori sacrificati dalla politica dissennata e dall’azione irresponsabile dei sindacati. Oggi non è facile volare, con la crisi di tante compagnie e questo “ragazzo”, che s’è fatto tutto da sé, pur di garantire un avvenire sicuro al suo piccolo, andrà tra gli arabi nel deserto, ove il petrolio offre ancora una speranza di lavoro.
Prima di partire ha voluto che il suo bimbetto e la vecchia nonna potessero riempirsi gli occhi e lo spirito di quelle Dolomiti legate alla sua infanzia.
Suo padre Amedeo, capomastro capace e generoso, aveva restaurato la “vecchia dogana” a Misurina, che con monsignor Vecchi ribattezzammo con disinvoltura “Rifugio San Lorenzo”. Mentre mio nipote mi raccontava, quasi sognante, la sua gita a Misurina, riemergeva nella mia memoria una pagina fantastica delle avventure di giovane prete con i ragazzi di San Lorenzo.
La telefonata del mio parroco, mentre insegnavo alle magistrali: «Vieni, Armando, ho trovato una casa per i nostri ragazzi!».
Girammo una giornata intera per convincere i 12 proprietari a venderci la vecchia casa. Poi il restauro. Mio padre che costruì i tavoli, i letti a castello. Le squadre di ragazzi e ragazze che ogni quindici giorni si avvicendavano. Le messe in quella Valbona che credo sia una dépendance del Paradiso terrestre, i rifugi, le Cime di Lavaredo, i canti del dopo cena. Quanta fatica! Quante avventure, quanta gioia!
Ora non so come sia andata a finire, chi vi abiti; comunque nel mio cuore rimarrà per sempre una pagina meravigliosa della mia vita di giovane prete.
Il piccolo pronipote ascoltava incantato la nostra conversazione che ricordava episodi e sensazioni belle del nostro passato.
Chiesi curioso: «Nella parrocchia dove abiti a Pisa, fate qualcosa del genere?». «Purtroppo no!» Una volta ancora debbo constatare che per molti preti l’educazione alla fede si riduce ad un minuscolo ingranaggio della vita, e non, come lo intendo io, ad un “abbraccio caldo e profondo di Dio” e a tutto quello che interessa l’uomo, il presente, il domani, la terra e il cielo!