Il nuovo carcere a Campalto: perché non farlo?

Qualche giorno fa sono venuto alla conclusione che Marco Pannella, il radicale non credente ed anticlericale, sta guadagnandosi il Paradiso digiunando per umanizzare le carceri del nostro Paese, che hanno raggiunto una brutalità veramente incivile, e sta dimostrandosi un profeta che aiuta la Chiesa fustigando col suo prolungato digiuno noi credenti così maldisposti a pagare anche piccoli “prezzi” per affermare i valori cristiani, soprattutto quelli della solidarietà, nei quali diciamo di credere.

Un proverbio spagnolo afferma che “Dio scrive dritto anche quando le righe sono storte”. Ne ho la riprova in questi giorni dal fatto che provvidenzialmente sono saltati fuori i soldi per costruire a Campalto un nuovo carcere in sostituzione di quello antidiluviano di Santa Maria Maggiore.

Con questa operazione si occuperebbero operai, dando benessere alla zona, si recupererebbero i vecchi magazzini dismessi dell’esercito, si creerebbe una fonte di guadagno per Campalto, ma soprattutto i cittadini che hanno sbagliato potrebbero scontare la loro pena in un luogo civile e vivibile.

No signori! Il solito gruppetto di persone con la testa per aria, monta la testa ad un gruppo di persone un po’ più numeroso e da mesi in Comune di Venezia c’è un tiramolla di proposte e controproposte che paralizza l’operazione, mentre delle povere creature, che pur hanno sbagliato – ma chi non sbaglia mai nella vita? – sono costrette a vivere in maniera disumana.

Ho letto sul quotidiano “Avvenire” che in una cella di sette metri quadrati sono costretti a vivere 6 detenuti, in alcune celle ve ne sono stipati 12-14, bagno e cucinino compresi. Volete che un giorno il buon Dio, nel giudizio finalmente giusto, non ci domanderà: «Dov’era il tuo fratello?».

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