Per le scuole oggi si deve chiedere parità!

Qualche giorno fa ho visto alla televisione il vescovo di Treviso che, con parole misurate e precise, ha denunciato ancora una volta la situazione tragica in cui si vengono a trovare le scuole materne, elementari, medie e superiori di indirizzo cattolico. Questo vescovo, dal fare dimesso e dalla parola pacata, ha prospettato l’eventualità che se la Regione e lo Stato non rivedranno i contributi, che già in passato costituivano le briciole del bilancio del Ministero della Pubblica Istruzione, ma che ora sono stati ridotti ulteriormente ed in maniera consistente, si prospetta la “serrata”.

Quello delle sovvenzioni dello Stato alla scuola, considerata privata, è sempre stato per me un cruccio ed un problema che non ho mai digerito perché è un sopruso di uno Stato illiberale, fazioso, ingiusto e per nulla democratico. Per me il discorso è semplice. Lo Stato stabilisca quanto viene a costare un ragazzo a scuola ed eroghi l’equivalente a qualsiasi ente, associazione o comitato gestisca quella scuola, riservandosi il diritto di verificare la serietà dell’insegnamento, lo sviluppo dei programmi concordati e l’idoneità degli ambienti. Punto e basta!

In Italia, sulla scia di un atavico anticlericalismo, forse anche storicamente meritato – ma questa non è una buona ragione perché lo Stato sia ingiusto e fazioso – non è mai stato così. La scuola di Stato è sempre stata privilegiata sotto ogni punto di vista e questo privilegio non solamente è stato una potente ingiustizia, ma anche ha prodotto una delle peggiori scuole d’Europa e del mondo.

La scuola statale italiana, in tutte le classifiche internazionali, occupa il fanalino di coda, nonostante lo Stato spenda per essa enormemente di più di quanto eroghi alla scuola privata e che in contrapposto risulta tanto migliore di quella pubblica.

Ora lo Stato, condizionato dal suddetto anticlericalismo, dalla sinistra, dal radicalismo e dalla massoneria, che hanno sempre pescato nel torbido di quella scuola, ha deciso di togliere anche le briciole. I vescovi farebbero mille volte bene se attuassero la paventata serrata caricando questo Stato di ulteriori costi e costringendolo ad essere ancor più illiberale, “confessionale” ed autoritario.

Il tragico sta però anche nel fatto che i cattolici in questi ultimi sessant’anni avrebbero avuto più di una volta l’opportunità di far giustizia, ma sempre, per l’eterno senso di pavidità e di sudditanza alla cultura laica, non hanno mai trovato il coraggio di farlo e la Chiesa di pretenderla.

Ancora una volta ripeto che, almeno io, non so che farmene di uno Stato che si mette sul bavero l’etichetta di democratico, perché la democrazia è sostanza e non forma solamente, come la sinistra e i presunti cattolici che le tengono la coda pensano che sia.

Oggi si deve chiedere parità, non elemosina. Se siamo poveri, lo dobbiamo essere tutti in ugual misura.

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