Lo scorrere dei giorni talvolta pare monotono e banale, mentre avendo occhi attenti si possono fare delle piccole o grandi scoperte che riempiono l’animo di meraviglia e di consolazione.
Nel mio minuscolo, ma confortevole alloggio, su un mobile di arte povera poggia una piccola cornice d’argento con le foto dei miei cento chierichetti di Carpenedo. Ogni volta che ci passo d’avanti butto uno sguardo furtivo ai miei bambini di un tempo ed una carezza leggera di dolce nostalgia si poggia nel mio animo.
Ogni tanto mi viene voglia di prendere in mano il ritratto per osservare uno ad uno quei volti belli e sorridenti che emergono dalle tunichette eleganti sulle quali s’appoggia la crocetta di legno.
I miei chierichetti erano una perla preziosa acquisita con tanta fatica e lasciata alla vecchia comunità come un tesoro prezioso.
I miei chierichetti bambine e bambini, rimangono sempre nel mio ricordo e nel mio cuore nello splendore della loro fanciullezza, non si sono sciupati, non sono cresciuti, ma nella foto incorniciata d’argento e nel mio animo incorniciati d’affetto e di nostalgia rimangono sempre belli, sempre innocenti.
Qualche giorno fa suor Teresa mi disse felice: “ho incontrato Piero Tositti, fa l’alpino ad Aosta ed è felice della sua scelta e della sua vita!”
Piero, “il pescatore”! Piero era un ragazzino mite, apparentemente silenzioso, ad un po’ introverso, in realtà era invece sornione ed intelligente.
Andava a pescare con suo padre che pure era stato uno scout dei miei tempi eroici di giovane prete.
Piero andava a pescare e poi, prima della Messa, veniva a raccontarmi che aveva preso più pesce di papà e quando poi la pescagione andava bene, univa il suo pesce a quello del padre ed orgoglioso me lo portava per i poveri come potesse sfamare un intero continente.
Piero il chierichetto, piccolo pescatore è ora un alpino che vive la sua cara giovinezza tra i monti della Val d’Aosta.
Mi sono commosso all’insorgere di questo caro ricordo e gli ho mandato subito un Ave Maria via email dello spirito.
Pensando a Piero il piccolo pescatore, ho pensato alla moltitudine di ragazzi e ragazze che ho incontrato sui banchi di scuola del Volta, delle magistrali, del Pacinotti, e alle commerciali, dei ragazzi scout, dell’azione cattolica, dei chierichetti e delle parrocchie in cui ho seminato fiducia e speranza per oltre mezzo secolo della mia vita, dai ragazzi con cui giocavo a pallone in campo Sant’Agnese ai Gesuati, nel continuo timore che arrivasse il “ghebi” (il vigile), ai ragazzi del patronato del Concordia ove c’era un grande campo sterrato mentre ora è tutto costruito, alle flotte di bambini che sembravano un vero sciame d’api o un formicaio mentre giocavano in patronato di via Manzoni in attesa di pigiarsi al Lux per il film della settimana.
Ogni tanto mi viene a galla qualcuno, e mi ricorda un passato intenso ed affollato di creaturine che sono cresciute all’ombra del campanile ed accanto alla lunga tonaca di un prete spilungone.
Qualche giorno fa appresi di una trattativa importante portata avanti da un dirigente dell’Enel, di cui il giornale faceva il nome e mi ricordai del ragazzino che i capi scout avevano destinato a fare da Gesù bambino in una ricostruzione della natività, questo piccolo per un po’ stette tutto rannicchiato nel cestone di paglia, ad un certo momento però ruppe l’incanto uscendo dalla sua scomoda culla!
“Cari ragazzi della mia vita di prete, non so dove ora siete, cosa fate, ma sappiate che vi peso sempre con intenso affetto e che siete stati il conforto, la speranza e la gioia della mia vita!“