Dopo l’ultimo intervento chirurgico, non è finita la mia “via crucis”, che continuerà fino a che, prima o poi, dovrò giungere, come ogni essere umano, all’epilogo. Questa è la “dura lex” della vita per tutti!
Nel tratto di strada che sto percorrendo, come avviene nel pio esercizio della liturgia della passione, ci sono le varie stazioni: il Cireneo, la caduta, la Veronica, ecc., perché anche a noi poveri cristiani capita di percorrere la stessa via dolorosa di Gesù e fare le sue stesse esperienze. Volesse il Cielo che le superassimo come Lui!
Questa mattina ho incontrato nella clinica patavina “la Veronica”, anzi, a differenza di Gesù, due “Veroniche” nelle persone che m’hanno fatto l’instillazione mensile di chemioterapia.
Io appartengo al vecchio mondo e in più al vecchio mondo sacerdotale in cui la riservatezza, il pudore erano regole sacrosante. Ebbene ho incontrato nelle due infermiere addette a questo intervento una delicatezza, un’amabilità ed un rispetto per questo vecchio prete, che non solo non ho sofferto più di tanto, ma non mi sono sentito per nulla a disagio. Anzi, ringrazio il Signore di questo incontro che ai miei occhi e nel mio cuore ha riscattato quel vecchio mondo di dottoroni freddi e sapientoni, il mondo degli avidi, dei burocrati e degli indifferenti alle difficoltà degli altri.
Gesù certamente si rincuorò quando quella dolce creatura che fu per lui la Veronica gli asciugò il sudore ed Egli riprese con più coraggio e serenità il suo cammino verso la croce. Io sono tornato a casa col cuore in pace con me stesso e con l’umanità.
Il buon Dio manda sempre a tempo debito quei raggi luminosi di sole che ti rassicurano; fortunatamente ci sono in ogni settore delle splendide creature che fanno da contrappeso al grigiore della mediocrità e della cattiveria e che ti aprono il cuore alla speranza e al bene.