La vecchia chiesetta del cimitero, la buona volontà dei cittadini e l’amministrazione

Nota della redazione: i lavori alla chiesetta sono comunque potuti e sono in corso nel momento in cui inseriamo questo scritto.

Speravo proprio che per Pasqua fosse rimessa a nuovo la vecchia chiesa del nostro cimitero, cuore dei due porticati che abbracciano il piccolo spazio del camposanto voluto da Napoleone quando portò anche in Italia il respiro della rivoluzione francese.

Il camposanto del piccolo borgo di Mestre si riduceva al campo tagliato a croce, circondato da mura, nel quale si entrava dalla bella cancellata in ferro battuto ancora esistente. Mestre contava, allora, si e no dieci-quindicimila anime e perciò il piccolo cimitero, che aveva come cuore e punto di riferimento la povera e piccola chiesetta, era sufficiente. Era però un cimitero raccolto, sobrio ma familiare, non come ora, così ridotto ad un agglomerato di campi, strutture cimiteriali anonime e senza alcuna armonia.

Con l’apertura, un anno fa, della chiesa provvisoria sulle carte, ma forse eterna nella realtà, è stata mia premura che la vecchia cappella non si riducesse ad un rudere abbandonato alla sua sorte. Però neppure speravo che Comune e Veritas l’avrebbero restaurata perché rimanesse memoria della fede dei nostri padri e luogo di preghiera e di raccoglimento per i concittadini del nostro tempo. Sennonché il signor De Faveri, che frequenta il nostro cimitero, perché in esso riposano i suoi congiunti, s’è offerto di pagare personalmente il restauro totale, all’interno e all’esterno della chiesa.

Pensavo che la Veritas e il Comune sarebbero venuti in processione per ringraziare questo cittadino benemerito, invece no! Sono più di quattro mesi perchè, prima la Veritas e poi la Sovrintendenza, gli fanno produrre carte su carte. Penso che appena per costruire una centrale nucleare servano tante garanzie! Mi sono accorto, ancora una volta, che l’apparato della pubblica amministrazione è talmente farraginoso che anche i problemi più semplici diventano complessi ed impossibili, perché l’esercito dei quasi diecimila dipendenti tra la Veritas e il Comune – e non so quanti della Sovrintendenza – deve pur passare il tempo per giustificare i suoi stipendi.

Ogni giorno di più mi sorprendo che la nostra Italietta stia ancora in piedi con una tale organizzazione statale e parastatale affollata, inefficiente, anzi organizzata perché tutto proceda lentamente.

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