Verso nuove forme di distribuzione de “L’Incontro”

In quest’ultimo tempo, prendendo spunto dalle insorgenti difficoltà di piazzare “L’incontro” nelle bacheche delle chiese della città – difficoltà dovute a motivi inconfessati, ma che di certo si rifanno ad una malcelata gelosia – stiamo mettendo a punto un progetto mirato a creare stazioni differenti per la distribuzione del periodico.

Le parrocchie spesso s’accorgono che mentre “L’incontro”, nonostante se ne aumenti costantemente la tiratura, continua letteralmente a “sparire” dai tavoli posti in fondo alle varie chiese, altri periodici non hanno lo stesso successo.

A qualcuno forse è parso che la concorrenza de “L’incontro” determini questo deludente fenomeno. Noi, evidentemente, siamo di diverso parere, ma da un lato per non creare “guerre di religione” – cosa quanto mai lontana dalle nostre logiche – e dall’altro lato per essere maggiormente coerenti con le nostre convinzioni, pensiamo di assumere “in toto” la dottrina di Paolo nei riguardi degli altri apostoli: “Voi curate pure le pecore d’Israele, mentre noi scegliamo di evangelizzare i gentili”. Traducendo in chiaro: lasciamo pure che i parroci continuino ad occuparsi dell’ormai piccola minoranza dei fedeli praticanti, mentre noi de “L’incontro” punteremo sempre più a rivolgerci ai cosiddetti “lontani”, ossia ai battezzati che, per i motivi più diversi, frequentano purtroppo poco le parrocchie.

Abbiamo affidato ad un giovane manager il compito di portare avanti il progetto e perciò d’ora in poi tenteremo di diffondere il periodico soprattutto nelle banche, nei bar, nelle pasticcerie, negli ipermercati, negli ospedali, negli ambulatori, ossia nei moderni “templi” frequentati dall’uomo di oggi.

Partendo da questa dottrina inviteremo sempre più frequentemente e con più insistenza i nostri affezionati lettori, che contiamo oggi sui dieci-quindicimila, a recapitare “L’incontro” nei negozi che essi frequentano, nei condomini o comunque ove vivono la loro vita.

Ci auguriamo che questa filosofia ci renda più facile il rapporto con le parrocchie, ma soprattutto che ci leggano quelli che non hanno dimestichezza con “la buona stampa”.

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