Situazioni che mettono in difficoltà

C’è un detto popolare che recita: “Il mondo è bello perché è vario!”. Sarà anche vero, ma a me questa varietà crea spesso dei drammi interiori.

Col tempo credo, come tutti, di essermi costruito una certa strutturazione nei riguardi della vita, di aver creato comparti, scala dei valori, criteri di valutazione. Ma il “quotidiano”, questo apparentemente monotono e terribile quotidiano, mi procura degli incontri, delle situazioni che spesso scuotono e talvolta sconvolgono questa sistemazione esistenziale costruita con tanta fatica e in tanto tempo.

Nel giro di una quindicina di giorni mi sono capitati due “casi” simili, che di primo acchito mi hanno sorpreso, poi irritato ed infine messo in crisi.

Una quindicina di giorni fa una buonanima di uno dei tanti “centri d’ascolto” che oggi vanno di moda anche nelle strutture ecclesiastiche e che risolvono i problemi scaricandoli sulle spalle degli altri, mi ha mandato una signora di mezza età un po’ “particolare”. Mi chiedeva, su indicazione del solito centro di ascolto, una stanza per dormire perché attualmente dormiva nella sua vecchia auto parcheggiata nel cortile del patronato di Spinea.

Le spiegai che non ne avevamo e soprattutto che la nostra scelta era quella degli anziani (purtroppo la gente in difficoltà non capisce la logica di queste scelte). Le indicai alcune possibili soluzioni ma, con notevole sorpresa, venni a sapere che aveva rifiutato una stanza calda della Caritas per solidarietà con la sua cagnetta che avrebbe dovuto rimanere al freddo in automobile perché non le permettevano di portarla a letto con lei. “Risolsi” il caso dandole 10 euro!

In questi giorni, sempre su indicazione delle assistenti sociali di un Comune limitrofo, che non sono diverse dai centri di ascolto, fui invece in grado di assegnare un alloggio ad una signora con mille drammi e con la risorsa di 320 euro mensili, somma che riceve, come alimenti, dal marito da cui è separata. Anche questa signora da mane a sera piagnucola perché non le permettiamo di portare al “don Vecchi” la sua gattina. Se lo facessimo il “don Vecchi” sarebbe già diventato lo zoo di Mestre! Occuparsi del prossimo è giusto e doveroso, ma purtroppo è tanto difficile!

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