Il Cardinale di Milano, monsignor Tettamanzi, ha affermato che preferisce uno che si dichiara non credente, ma in sostanza è una persona seria e un cittadino integerrimo, piuttosto di chi si dice cristiano ma in realtà è un uomo inconsistente ed un credente puramente formale.
Io condivido da sempre questa lettura del credere e da decenni seguo il vessillo di sant’Agostino su cui è scritto: “Vi sono uomini che Dio possiede e la Chiesa non possiede ed altri uomini che la Chiesa possiede, ma Dio non possiede”. Il nominalismo nel campo della fede è un solenne e potente imbroglio perché etichette, distintivi, pratiche e quant’altro non definiscono in maniera assoluta il pensiero del Figlio di Dio.
Nonostante Gesù ormai venti secoli fa abbia affermato in maniera chiara e solenne: «Non chi dice Signore Signore entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre», più vado avanti negli anni, più capisco che mentre c’è una certa facilità a formare e coltivare bigotti, è molto più difficile costruire “uomini nuovi” che odorino di Vangelo e realizzino l’autentico umanesimo cristiano.
E’ vero che è molto più facile assistere ad una funzione, accodarsi ad una processione o recitare qualche formula al mattino e alla sera, che essere uomini liberi, giusti, pacifici, coraggiosi ed autentici. Però è pur vero che una certa prassi pastorale, una predicazione di maniera, un desiderio smodato d’aver un certo seguito, producono con facilità e naturalezza bigotti piuttosto che gli uomini nuovi di cui parla il Vangelo.
La nostra predicazione, la catechesi e la pastorale, se non puntano a formare una umanità sana ed autentica, fatalmente finiscono per produrre manichini vestiti da cristiani, ma non uomini ricchi di speranza, di buona volontà. Perciò non credo che valga la pena mettere in produzione prodotti falsificati e taroccati checché ne possano pensare le anime pie!