Con un filo si può recuperare uno spago, con uno spago si può acquisire una fune…

Da un po’ di tempo, in attesa di una soluzione adeguata, sto celebrando messa nella cappella del nuovo ospedale.

Confesso che sono affascinato dal nuovo ospedale, è semplicemente splendido!

Sento molte critiche, ogni giorno “Il Gazzettino” riporta un problema sempre nuovo, comunque, per me, il nuovo ospedale dell’Angelo rimane splendido!

Pure la cappella è bella: raccolta, posta in un sito opportuno, in cui il raccoglimento si coniuga con il verde, il silenzio e la facile accessibilità per tutti. Ora però manca un prete che la faccia vivere, vibrare, che dia voce a Cristo! Per ora tento di farlo io, seppur vecchio ed impegnato sull’altro versante della vita, ossia in quello del cimitero. Qualche domenica fa ho celebrato e la chiesetta si è pian piano riempita e a detta della suora della cappella dell’ospedale, non si era mai vista tanta gente così. Ho celebrato volentieri, ho riflettuto a voce alta sulla parabola del grano e della parabola che come ogni brano del Vangelo, offriva motivi di riflessione attualissimi e validi.

A fine messa mi ha raggiunto in sagrestia una signora la quale, forse incoraggiata dalle mie aperture fiduciose sull’uomo, mi ha posto il problema del nipotino non battezzato. Le solite storie! Il genero che si dichiara ateo, la figlia, praticante fino alla vigilia del matrimonio segue pedissequa il marito, che fare per il nipotino? La mia risposta è stata pronta, senza perplessità: “è opportuno battezzarlo, checché ne dicano gli specialisti in chiacchiere religiose” .

Col papà non è difficile ottenere un consenso. Forse è lui il primo che desidera che lo si “costringa” a battezzare il figlio; l’ateismo nostrano è sempre epidermico! Secondo non bisogna mai tagliare i ponti; con un filo si può recuperare uno spago, con uno spago si può acquisire una fune. Terzo, il sacramento, ossia la grazia, ha una sua vitalità che agisce indipendentemente da ogni realtà.

Di certo bisognerà superare le resistenze del parroco, aggirando “i percorsi di guerra” della preparazione, ma soprattutto ci vorrà una parrocchia viva in cui il bimbo, l’adolescente e il giovane di domani, incontri un cristianesimo non lagnoso ma splendido.

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