Siamo alle solite. Finita la scuola il mondo nostrano entra nel periodo delle vacanze. Crisi o non crisi, bisogna andar via, o perlomeno far finta di andar via!
Io che sono abitudinario e perciò non amante delle variazioni dei ritmi della mia vita, non amo le vacanze e non vado in vacanza, anche se il nostro Patriarca ha detto che le vacanze non sono un diritto ma un dovere! Confesso però che mi è più difficile e faticoso giustificarmi del mancato assolvimento del dovere delle vacanze, nonostante l’impegno evangelico della povertà e del fatto che siamo in un periodo di crisi e che tutti dicano che operai, impiegati e classi medie non arrivano alla fine del mese.
Questo però è per me un problema marginale, perché ormai mi sono così abituato ad essere solo e controcorrente. Ciò che invece mi dispiace è che proprio nel periodo in cui tutti, o almeno tanti, vanno in vacanza, si chiudono le mense dei poveri e i punti di distribuzione dei viveri. Ciò vuol dire che i poveri diventano ulteriormente più poveri.
Da mezzo secolo combatto questa battaglia, mi sono inimicato i responsabili degli enti caritativi e sono stato sonoramente battuto. Quest’anno mi trovo ad essere responsabile di “Carpenedo solidale”, l’ente più grosso del settore, l’ente che assiste il numero di poveri più consistente di tutti gli altri enti cittadini del settore. Ho convocato il responsabile, perché la coscienza ha cominciato a tormentarmi. Ho insistito che almeno in questo settore, magari un gruppo ristretto di volontari mantenesse l’erogazione dei generi alimentari alle tre-quattromila persone che bussano alla nostra porta ogni settimana.
Non c’è stato niente da fare. Da qualche anno le vacanze estive sono state proclamate da cristiani e non cristiani l’undicesimo comandamento al quale non si possono far deroghe.
Per fortuna sono arrivato fortunatamente ad un compromesso abbastanza onorevole. La chiusura durerà due settimane, l’ultima settimana prima delle fatidiche vacanze si consegnerà un quantitativo doppio di generi alimentari. M’è parso di dover accettare questo compromesso senza arrivare, come sindacati e Fiat, ad un referendum tra i volontari.