La collaborazione fra Comune e privato sociale è un bene prezioso

Per molti anni, soprattutto quando la sinistra era “pura”, cioè non annoverava nelle sue fila solamente qualche “comunistello di sagrestia”, avevo la netta sensazione che i cattolici fossero considerati come cittadini di serie B, perché pareva che la sinistra pensasse di possedere il monopolio della democrazia, della resistenza della cultura, del progresso, della libertà, dell’economia e di tutti i valori importanti della vita. Allora amministrazioni del nostro comune evidentemente si adeguavano a questi orientamenti nazionali, motivo per cui sembrava che il Comune dovesse gestire direttamente tutto e perciò non ci fosse più alcuno spazio per le parrocchie, per il privato sociale, per le organizzazioni di base. Dottrina che in pochi decenni si dimostrò onerosa, farraginosa e fallimentare.

In quel tempo io, che ho sempre voluto essere partecipe alla vita sociale, elaborai nel mio piccolo una dottrina che permettesse il confronto, o perlomeno la sopravvivenza di tutto l’apparato solidale che si rifaceva alla Chiesa, e per quanto sono stato capace, mi sono impegnato fino allo spasimo per creare una organizzazione parallela che si rifacesse ai valori portati avanti dalla Chiesa.

Il crollo del muro di Berlino non fu rovinoso solamente per quelle maledette ed insanguinate pietre di confine, ma per tutta la dottrina, la prosopopea e l’apparato pigliatutto della sinistra. Quando fui ben certo di questo, sempre nel mio piccolo, cominciai una mia politica di collaborazione critica, ma fondamentalmente sinergica con l’amministrazione pubblica.

Per il settore che mi riguarda, la collaborazione con Bettin e Cacciari mi pare sia stato quanto mai proficua. Tuttora perseguo questo indirizzo, nonostante la burocrazia comunale, che è perfino più tarda della politica, presenti ancora qualche difficoltà per un impegno paritario.

Vi sono dei problemi che è opportuno risolvere assieme, o perlomeno tentare delle soluzioni innovative di comune accordo. Talvolta però ho ancora la sensazione che la burocrazia comunale tenti di porsi in posizione di privilegio e di padronanza, piuttosto che di servizio e di incoraggiamento al privato sociale che è più snello, ha certamente più inventiva, è più economico, ma che ha pur bisogno della “mano secolare” per realizzare più velocemente e meglio il servizio a favore degli ultimi. Voglio però giocarmi sulla speranza!

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