Confesso che Berlusconi, il capo del nostro governo, non è il tipo di uomo che mi piaccia più di tanto. Il fatto che ostenti di essere amico quanto mai ascoltato dai capi degli stati più importanti, che ad ogni pié sospinto ci ricordi che i sondaggi affermano che lui gode di un grande consenso popolare, che si mostri sempre con quell’aria un po’ cafoncella, che frequenti amicizie femminili piuttosto dubbie, che abbia alle spalle una situazione familiare fallimentare, e che sia imbarazzato nella scelta delle ville ove abitare, non collima con l’aria austera, responsabile e coerente che io mi aspetto da qualunque capo di una nazione.
Debbo dire però che gli riconosco le capacità di manager. Non è da tutti crearsi una fortuna in pochi anni, come ha fatto lui ed inventare un partito che attualmente è il più grande tra quelli esistenti nel nostro Paese. Come c’è riuscito? Alcuni insinuano che la sua fortuna nasca dall’appoggio di Craxi, altri dicono che è un abile persuasore populista, comunque resta il fatto che lui ha realizzato realtà veramente colossali, mentre altri tentano di vendere aria fritta da decenni.
Scusatemi se, una volta ancora, cito mons. Vecchi, il quale diceva che un fatto vale mille chiacchiere. Io condivido questa teoria. In questi giorni in cui le critiche di Bersani, Franceschini, Rosi Bindi e Di Pietro diventano più insistenti e taglienti (tanto che il primo più volte ha gridato “vada a casa”), mi sono chiesto cosa direi se Berlusconi venisse da questo vecchio prete a chiedere consiglio. La risposta m’è venuta pronta, ripescandola tra le mie lontane reminiscenze storiche. Gli direi: «Senta, signor Silvio, prenda esempio da Cincinnato, che s’è trovato in una situazione simile alla sua, dica mediante la televisione, lei che ha la chiave degli uffici di Mediaset “Cari concittadini, torno a fare il mio vecchio mestiere di muratore! Ma se domani avrete ancora bisogno di me, sappiate che mi potrete sempre trovare in un cantiere edile!” Soltanto allora avrà diritto, anzi dovere di cacciare a calci nel sedere i vari Bersani, Franceschini, Di Pietro, D’Alema e via di seguito!»