Il prezzo di essere “libero e fedele”

Un signore che mi vuole veramente bene e che forse ha una stima esagerata nei miei riguardi, qualche giorno fa, nel ripetermi che legge sempre e molto volentieri “L’incontro”, mi diceva: «Don Armando, apprezzo quanto mai il suo ripetere: voglio essere “libero e fedele”».

Io sono stato evidentemente molto contento di sentirmelo dire, ma soprattutto sono stato felice che egli avesse colto quello che per me è un punto di forza nell’affrontare la complessa avventura della vita. Quel motto è troppo bello e troppo alto perché sia nato dalla mia consapevole mediocrità, perciò devo confessare a questo lettore e a tutti gli amici de “L’incontro” che “libero e fedele” è il principio ispiratore della filosofia di quel grande profeta del nostro tempo che fu don Primo Mazzolari.

Don Mazzolari, che non ho mai incontrato fisicamente, ma che conosco molto bene dalla lettura dei suoi numerosi scritti, come tutti i profeti di ogni tempo, affrontò momenti estremamente difficili, fu combattuto non solamente dai “nemici”, ma soprattutto fu oggetto del “fuoco amico”, ossia passò i peggiori guai per i provvedimenti e le sanzioni emanati da una parte della gerarchia ecclesiastica poco aperta e poco preoccupata di conoscere e dialogare con i tempi nuovi.

Quando quel caro signore sottolineò positivamente la dottrina che ha sempre ispirato le mie scelte, mi venne d’istinto di domandarmi: “Quanto è costata a me questa scelta di fondo?” Non certamente il prezzo che ha dovuto pagare don Mazzolari! Io per fortuna sono vissuto in tempi diversi, più lontani dalle code di un certo spirito di inquisizione, che non è mai stato estirpato completamente negli apparati ecclesiastici. Il prezzo è stato infinitamente inferiore, ma posso affermare senza tema di smentita che anche oggi l’essere libero e l’essere fedele costano. Costano ugualmente la libertà ed altrettanto la fedeltà.

Anch’io ho pagato in solitudine e amarezza questo prezzo, ma confesso, con onestà e con orgoglio, che non ne sono assolutamente pentito e che mai e poi mai ho ritenuto questo prezzo alto o, peggio ancora, esagerato.

Un giorno dissi a monsignor Vecchi: «Perché non si possono trovare cose belle, ma a poco prezzo?» E monsignore, che talvolta aveva il vezzo di sentenziare, mi rispose: «Ricordati, Armando, che le cose tanto sono belle tanto costano di più».

Io mi sento un uomo ricco perché, tutto sommato, ho conservato fino a tarda età, sia la mia libertà che la fedeltà alla mia coscienza e al messaggio che la Chiesa porta avanti, bene o male, da venti secoli.

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