Mi verrebbe da dire “Parrocchia, se ci sei batti un colpo”.
Nel breve Vangelo di San Giovanni la domenica 5° dopo Pasqua Cristo afferma “Vi do un comandamento nuovo. Che vi amiate gli uni e gli altri come Io ho amato voi. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”.
Qui c’è poco da chiosare da interpretare! Ogni esegesi che non ribadisce che la solidarietà è l’elemento essenziale e qualificante per un cristiano, è discorso fuorviante che tradisce il pensiero di Cristo. Punto e basta!
In questa settimana ho ricevuto una lettera triste ed amara quanto mai, già la grafia ne era un segno della desolazione di una famiglia della media borghesia colpita gravemente dalla malattia; marito, moglie una figliola sui quali, per motivi diversi, sembra che la sorte si sia accanita nei loro confronti.
Creature credenti e praticanti, sempre vicini alla parrocchia, ma la parrocchia non riesce più ad essere accanto a loro e partecipe del loro dramma umano.
Nella lettera ho avvertito quasi la supplica di una telefonata, per sentire la presenza e il conforto di qualcuno che partecipi ad un dramma che sembra superiore alle loro forze.
Un anno fa un signore, da cui sono andato, su sua richiesta, a dare una benedizione alla famiglia, mi diceva con estrema amarezza: “Vede, don Armando, in questa strada negli ultimi 25 anni sono nati dei bambini, sono morti dei vecchi, si sono sposati dei giovani, queste famiglie hanno vissuto i loro drammi senza che un prete vi abbia messo piede, lei è il primo prete che entra in questa strada in questo ultimo quarto di secolo. Se questa è la parrocchia attuale, credo che sia proprio il caso di dirle: “chiudi bottega!” La crisi del sacro è determinata dal fatto che si è dato vita ad una struttura “ecclesiastica” che in realtà ormai non ha più nulla a che fare con l’insegnamento del divino maestro! Credo che sia giusto che Gesù le tolga anche il suo “patrocinio”.