L’aiuto reciproco deve diventare un codice di comportamento scontato!

Nel tardo pomeriggio mi ha raggiunto una telefonata, a dir poco sdegnata.

Una signora, neanche troppo anziana, non riesce più a deambulare, un po’ perché eccessivamente obesa a causa di qualche disfunzione ed un po’ perchè un progressivo indebolimento delle gambe non le permette d’essere totalmente autonoma. Assidua lettrice de “L’incontro”, sapeva che tra tante altre iniziative al don Vecchi, raccogliamo e distribuiamo supporti per le infermità. A dire il vero questo nostro magazzino non è sempre gran che fornito, perché quando abbiamo dato una carrozzella per infermi ad un moldavo o ad una ucraina, l’attrezzo non ritorna più da noi per essere riutilizzato. Chi ne ha bisogno, dato che nel lontano paese ha un congiunto che ne ha bisogno e l’organizzazione sanitaria e le risorse economiche non gli consentono di avere l’attrezzo.

Comunque avevamo avuto la possibilità di offrire la carrozzella a suddetta signora, senonché durante la notte gliela hanno rubata nonostante fosse posizionata sul pianerottolo del primo piano.

Da questo furto “macabro e sacrilego” nasceva l’indignazione di chi m’aveva chiamato al telefono. Io condivisi l’indignazione, ma le dissi che ne avremmo messa a disposizione un’altra, non siamo infatti né una bottega né una banca, ma la nostra attività poggia sul concetto del servizio e della solidarietà.

Mi parve rasserenata e poi mi scrisse una bella lettera di ringraziamento, facendomi delle lodi che non merito.
Dovrebbe a mio modesto parere essere finito il tempo, per cui si dia per scontata la prassi della solidarietà e non si ritenga più un merito di chi la pone in atto.

L’aiuto reciproco deve diventare un codice scontato di comportamento, anche se purtroppo siamo ancora lontani da questa meta che dovrebbe essere ovvia per noi cristiani!

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