Pensieri dopo la battaglia

Sto vivendo con un po’ di pena e con molta insofferenza, per una vita non piena e libera, la mia convalescenza. L’intervento chirurgico ha certamente menomato le mie forze fisiche, ma non la mia razionalità, il mio spirito. I primi giorni dopo l’intervento mi si era offuscata anche la lucidità e la capacità di valutare pensieri e giudizi, ma questo è passato assai presto, mentre il mio fisico è rimasto greve e tardo nel realizzare le tensioni della mia volontà.

In questi giorni, in cui sono costretto a rallentare le mie attività che esigono movimento e parola, lo spirito ha preso il sopravvento, rompendo il vecchio e consueto equilibrio che s’era instaurato dentro di me e perciò, non potendo muovermi ed agire, ho finito per pensare molto di più, e non di frequente mi capita di lasciarmi aggrovigliare da ragionamenti che risultano perfino oziosi e che finiscono per non portare da nessuna parte.

Mi dicevo, in questi ultimi giorni: “Devo prepararmi a vivere o a morire?” Si, forse ho vinto, a caro prezzo, anche questa battaglia, ma all’orizzonte m’accorgo che c’è un “nemico” sempre più forte e agguerrito, mentre avverto che le mie risorse, sia fisiche che morali, stanno venendo meno. Mi domando, sempre più di frequente, se vale la pena di impegnarsi in questa lotta impari e faticosa.

Ultimamente si è affacciata alla mente una vecchia sentenza che ora mi pare saggia e provvidenziale: “Vivi come se dovessi morire domani e nello stesso tempo vivi come se la tua vita dovesse durare un’eternità”. Scelgo di vivere alla giornata, riempiendo i miei giorni ed impegnandomi a realizzare un mondo nuovo, ma nello stesso tempo voglio essere onesto con me stesso, e perciò voglio impegnarmi a fare la mia parte, non preoccupandomi più di tanto dei risultati e di come andrà domani.

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