Dà una sensazione particolare “scoprire” ciò che conosci già da una vita intera, una sensazione piena di fascino per ciò che si apre attorno a te e nello stesso tempo di stizza per non esserti accorto prima di quell’orizzonte, una sensazione di meraviglia e nello stesso tempo di rimpianto per aver perso tanto tempo e di non aver goduto della nuova prospettiva che ti mostra la vita e il domani da un’altra angolatura più razionale e migliore.
La terza domenica “per annum” ho provato questa strana sensazione, una realtà più complessa ed intensa di quanto non riesca ad esprimere con le parole del mio vocabolario piccolo e consunto.
Gesù nel brano del Vangelo che riporta le parole di Isaia descrive il progetto del Messia e che io, ai fedeli che gremivano la mia nuova chiesa che odora di legno e di familiarità, affermo che quel progetto di vita si realizza in Lui e per questo è venuto a questo mondo.
Quasi per un intuito interiore ho capito che il Maestro aveva come obiettivo principale, non tanto quello di insegnarci la strada per l’eternità, o offrirci un nuovo modo per ringraziare il Signore per la vita e per il creato, insegnandoci nuovi riti e nuove preghiere, ma era soprattutto impegnato a farci scoprire il modo per vivere una vita nuova e migliore, per questo si riproponeva per “annunciare la buona notizia ai poveri, la liberazione degli oppressi, la vista ai ciechi e la benevolenza e la tenerezza di Dio nei nostri riguardi”.
Sono rimasto letteralmente folgorato da questa, almeno per me, nuova lettura dell’annuncio evangelico.
Ne ho parlato con entusiasmo ed ebbrezza ai miei fedeli, quanto mai partecipi; ci sono ritornato la domenica successiva, tanto allietava il mio spirito questa nuova lettura del compito che Gesù intendeva ed intende ancora oggi svolgere, tanto che confessai come Sant’Agostino “Tardi Signore ti ho conosciuto, tardi ti ho amato!”
Da oggi in poi non mancherò di predicare ad ogni occasione che Cristo vuole aiutarci ad essere più felici, più liberi e a saper cogliere la vita come uno splendido dono, lasciando ad altri di occuparsi di qualcosa che in fondo al mio animo non mi aveva mai convinto completamente.