L’uomo ha sempre parlato, la parola è il mezzo indispensabile per uscire dall’isolamento e comunicare bisogni ed offerte.
Un tempo però l’uomo comunicava con i singoli o a un gruppo ristretto di persone. Anche i grandi comunicatori per quanto dotati di voci stentoree e collocati in posizioni vantaggiose per farsi udire potevano farsi sentire da gruppi relativamente ristretti di uditori.
Da quando Gutemberg ha scoperto la stampa e soprattutto da quando l’uomo ha avuto a disposizione il microfono, la radio, la televisione ed ora anche internet, anche il più umile e modesto dei comunicatori, potenzialmente e senza grandi difficoltà, può comunicare con gli abitanti del mondo intero.
Questa possibilità offerta ad ogni cittadino del mondo è certamente una splendida conquista, purtroppo però c’è sempre il rovescio della medaglia, la parola si è inflazionata, svilita, quasi totalmente svuotata di significato, tanto da diventare una mosca molesta e fastidiosa da scacciare perché importuna.
Ora c’è il grande problema di riempire la parola di contenuti e di autorevolezza.
Oggi c’è il rimpianto e la nostalgia dell’uomo saggio e pensoso, che pur pronunciando poche parole offre messaggi e valori per la vita.
Cristo, non solo c’è riuscito ma si è fatto apprezzare dai suoi cittadini perché “parlava con autorità” e non come gli scribi. Cartesio, il filosofo, ha fatto suo l’insegnamento di Cristo e dei grandi pensatori dell’antichità quando parla delle “Idee chiare e distinte”.
Oggi il problema non è più quello di comunicare, ma quello di riempire la parola di saggezza, di contenuti veri, elaborati con pazienza, nella riflessione e meglio ancora confrontate con la Parola di Dio.
Di natura mia sono parco di parole, e questo è sempre stato un cruccio consistendo la mia missione nel passare il messaggio, ora mi viene da concludere che sia un dono quello che un tempo pensavo fosse una deficienza.