Quando di primo mattino aprivo Il Gazzettino, che suor Teresa mi porta prima della colazione, mi sembrava di spalancare la mia finestra sul mondo e in particolare sulla mia città, e scoprirla ogni giorno uguale e diversa.
L’ho confessato varie volte, io sono abbastanza abitudinario: mi alzo alle 5,30, mi rifaccio il letto, dico il breviario e alle 7 faccio un po’ di colazione; uno yogurt e una tazzina di caffelatte, mentre normalmente sfoglio Il Gazzettino, che suor Teresa con gentilezza e spirito di sacrificio, acquista dal giornalaio di viale don Sturzo; dedico alla lettura 15-20 minuti, cinque per le notizie nazionali e dieci per Mestre e Venezia, alle 7,25 parto per il mio “lavoro”: apertura e riordino della “cattedrale” e della succursale, la vecchia ed amata cappella alla quale ho dedicato quarant’anni della mia vita.
Leggo Il Gazzettino fin da bambino. Ad Eraclea, mio paese nativo, una volta non arrivava che questo periodico. Il Gazzettino rappresentava una realtà amica e familiare; quei gran paginoni, quegli articoli magari di poco conto, ma a cinque-sei colonne! Tutto quello che accadeva a Mestre, Venezia, diventava interessante.
Ora è arrivato, per volontà di non so chi, il formato tabloid; ogni volta che prendo in mano la vecchia testata di Talamini, mi pare di incontrare un estraneo che si è introdotto furtivamente a casa mia, mi sembra uno sconosciuto con un cappottino troppo stretto, che parla a monosillabi, che riduce ogni evento a fatto banale e scontato, neppure degno di uno sguardo, seppur superficiale.
In questo ultimo tempo mi son chiesto inutilmente “Ma perché non hanno aspettato ancora un po’ per cambiare, non hanno pensato che a noi vecchi hanno rubato un altro pezzo del nostro “piccolo mondo antico?”
La vecchiaia è anche questo: sentirsi più soli perché i tuoi “amici” ad uno ad uno se ne sono andati. Ora è morto perfino il vecchio Gazzettino!