In ricordo di Ibleto Gori

I miei rapporti con Ibleto Gori risalgono ormai a molti anni fa. Ibleto era uno dei 6000 parrocchiani che ho visitato ogni anno per almeno 35 anni di seguito. La porta di casa sua, che inizialmente si era aperta cigolando con tanta diffidenza, di anno in anno andò ad aprirsi con sempre maggior cordialità.

Fin da principio Ibleto, romagnolo purosangue, di nome e di pensiero, mi disse che accettava la visita e la benedizione solamente per rispetto a sua moglie che era credente.

La moglie, sfortunatamente, morì ed Ibleto continuò a ricevermi in casa e a volere la benedizione in ricordo e per affetto della sua moglie credente. Di fatto diventammo amici cari, egli arrivò perfino ad invitarmi a pranzare con lui preparandomi il famoso piatto veneziano “risi e bisi”.

Ibleto era capo operaio, capace, coerente e non ammetteva per nessun motivo il poco impegno sul lavoro.

Il destino purtroppo s’accanì nei suoi riguardi, colpendolo con un tumore alla bocca. Affrontò il male con stoico coraggio, non permettendosi mai un lamento.

Al tempo della malattia della moglie m’aveva supplicato che ottenessi per lei una tomba vicino alla mia chiesa del cimitero, cosa che purtroppo non era in mio potere. Ammalatosi, chiese lo stesso favore anche per lui e fortuna volle che fosse accontentato dalla sorte. Alla fine del porticato, dalla parte destra, addossato alla mura, c’era, fino a qualche giorno fa, la sua tomba, col marmo inclinato e la scritta: “Non desidero né fiori né preci”. Credo però che si trattasse pressappoco di una storia come quella della benedizione della casa ed io perciò, passandogli davanti cento volte al giorno, mi fermavo per un “requiem”, poi guardavo la sua foto e sempre mi sembrava che mi sorridesse sornione e commosso, senza però mancare ai suoi principi, forse di ravennate repubblicano e mangiapreti.

Qualche giorno fa hanno esumato la salma e portato via la lapide. Mi ha addolorato la perdita di un certo rapporto visivo con questo caro amico “lontano”, ma di certo, passando per via Montegrotto ove abitava, o nel vialetto ove Ibleto ha riposato per quindici anni, non mancherò di pensarlo con affetto ed ammirazione e di continuare a chiedere al Signore di riservarmi un posto accanto a questo “ateo” sui generis!

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