Avevo appena terminato la celebrazione religiosa del commiato di un vecchio maestro. Io mi lascio sempre coinvolgere da questo evento, ricordandomi di quell’affermazione sublime di Raul Follerau, l’apostolo dei lebbrosi: “Io ho tanti fratelli quanti sono gli uomini che abitano in questo nostro mondo”
Non conoscevo il defunto, come non conoscevo i figli e la sua famiglia. Quasi sempre i funerali che giungono in cimitero sono come i relitti che la risacca depone sul bagnasciuga.
I cristiani praticanti, le persone di prestigio, sono giustamente portati nelle loro chiese ove converge la comunità e l’ambiente è quasi sempre decoroso. Da me, in cimitero, giungono i poveri con cui a fatica si trova un parente che se ne faccia carico, gli ospiti della casa di riposo, i cristiani che non erano soliti frequentare la chiesa e perciò quasi sconosciuti dai parroci e dalla parrocchia, i vecchi che con le malattie del nostro tempo l’Alzheimer o il Parkinson, sopravvivono senza coscienza o la gente trapiantata e perciò conosciuta quasi da nessuno.
Il fatto che il caro estinto fosse un vecchio maestro, e l’esser stato io per molti anni insegnante alle magistrali, e contemporaneamente assistente religioso della categoria, con l’aggiunta che la lettura del De Amicis e del Guareschi, ha lasciato nel mio animo delle belle immagini di insegnanti saggi e di educatori autentici, ha fatto sì che mi sentissi ancora di più coinvolto. Evidentemente la gente se n’è accorta dal tono commosso della voce e dalla convinzione con cui ho tentato di inquadrare da uomo e da cristiano, la partenza del fratello maestro.
Finita la messa una signora è venuta a ringraziarmi e a congratularsi per il sermone “non ho mai sentito una predica così “laica” quasi certamente voleva dire che s’era abituata a sentire preti con frasi scontate, pensieri che viaggiavano sopra i capelli senza toccare né il cuore, né la ragione e né la sensibilità, tanto che le sembrava strano che un prete potesse pronunciare parole che si usano anche fuori della chiesa e che possono essere comprensibili e condivise anche dalla gente comune.
Se si è giunti a questo punto significa che c’è da fare ancora molta strada per inserirsi nel circuito della vita degli uomini d’oggi, e questo è preoccupante!