Il valore degli impegni imprevisti

Non sono mai stato metodico come Cuccia, il vecchissimo e curvo presidente di Mediobanca, l’istituto bancario più prestigioso d’Italia, il quale andava sempre in banca con una precisione cronometrica, comprava sempre lo stesso giornale, alla stessa ora e dallo stesso giornalaio.

Io sono una persona ordinata nel disordine, comunque mi programmo, grosso modo, le mie giornate, anche se esse quasi sempre si rifanno ad incontri, occupazioni abbastanza consuete, però non passa giorno che qualcuno non mi chieda un appuntamento.

Tento sempre di farmi dire per telefono il motivo dell’incontro, sperando di risolverlo telefonicamente, ma spesso non riesco nell’intento.

C’è della gente che pensa che certe cose si debbano discuterle a tu per tu con la presenza fisica ed altri che sperano di ottenere più facilmente quello che desiderano parlando direttamente. E’ vero che è più facile mettere da parte una domanda scritta sulla carta che mettere sotto la pila delle richieste una persona, e che è più facile liquidare una persona per telefono che farlo dopo un regolare appuntamento. Questi appuntamenti però mi scombussolano la giornata e la mia, seppur sommaria, programmazione. Non sono riuscito finora a vivere alla giornata prendendo di buon grado quello che il buon Dio mi manda, fidandomi della sua Provvidenza. Stamattina fortunatamente ho trovato nel testo della mia meditazione una soluzione che mi ha rasserenato e quasi convinto. Ad un impiegato che si lagnava col suo principale per queste interruzioni impreviste che rallentavano la sua produttività, il padrone gli disse: “Ma tu sei pagato anche e soprattutto per questo!”, gli imprevisti facevano parte dell’attività dell’Azienda.

Ho dedotto che anche il buon Dio mi potrebbe dire: “Ti pago proprio per questo, ti do salute, lucidità mentale, tempo, risorse ideali perché tu ti ponga a servizio della `clientela’ della mia Azienda!”

La cosa vista così mi rasserena un po’ perché se è contento Lui, il mio datore di lavoro, colui che mi remunera, perché non lo dovrei essere io?

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