Sull’ateismo in Cecoslovacchia

Sono rimasto molto impressionato dalla descrizione fattaci dalla televisione e dai giornali sulla situazione religiosa del popolo Cecoslovacco. I mass-media, sottolineando la difficoltà del viaggio pontificio di Benedetto XVI, hanno ribadito più volte che il sessanta per cento della popolazione di quella repubblica, rimasta fino a pochi decenni là sotto il giogo sovietico e peggio ancora avendo subito l’indottrinamento ateo del relativo governo comunista, si dichiara atea.

Io non conosco le statistiche in merito degli altri popoli slavi che hanno fatto le stesse esperienze, politiche, sociali e culturali, ma finora mai mi era giunta una notizia così forte e desolante. Anzi, avevo creduto, che una volta tolta la cappa di piombo di quel regime, fosse come d’incanto fiorita la primavera della fede.

I segni di croce di Putin e le sue frequentazioni liturgiche mi avevano indotto ad essere più ottimista sulla resurrezione religiosa di quei popoli. Finchè ci sono dubbi e perplessità sulla resurrezione religiosa, sui riti delle varie chiese, sulle usanze e sulle manifestazioni religiose, ciò non mi sorprende e mi preoccupa più di tanto, ma quando si nega l’esistenza di Dio o la validità del messaggio evangelico, questo non solamente mi stupisce, ma mi è veramente impossibile vederne una minima ragione logica.

Rimuginavo questi pensieri tra me e me, passeggiando qualche pomeriggio fa lungo il vialetto di mattonelle che corre vicino al grande prato del don Vecchi. Il verde del prato finalmente intenso dopo l’aridità estiva, la fila di oleandri offrivano gli ultimi fiori multicolori, e sul bordo del viale sta sbocciando un lungo filare di crisantemi. All’inizio di dicembre dello scorso anno, quando con i primi geli la gente tolse questi monconi dalle tombe e li buttò nei cassonetti della spazzatura, io li raccolsi e piantai lungo suddetto viale. Ora tutte queste piante, dalle fogge e colori tanto diversi, stanno sbocciando. Tutti i crisantemi del parco del don Vecchi si sono ricordati del colore e della forma dello scorso anno, tutti hanno avvertito le frescure dell’autunno, tutti si sono accordati per sbocciare nonostante le giornate, l’aria e i giorni siano certamente diversi dall’anno scorso.

Solo l’uomo nel creato ha la possibilità di sgarrare, di non tenere i tempi, di sbagliare il passo!

Le piante e gli animali sono sempre se stessi, solitamente l’uomo spesso ha cessato di essere uomo rinunciando alla sua possibilità di ragionare!

Oggi il sessanta per cento non crede perché non pensa, perché non è più uomo!

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