Credo che mai ho apprezzato il Vangelo quanto lo sto amando ed apprezzando oggi.
Quasi ogni domenica sarei tentato di aprire il mio sermone dicendo alla mia comunità, che in maniera tanto partecipe si riunisce attorno all’altare: “Oggi il Signore ha delle splendide cose da dirci, apriamo il cuore per riceverle come un dono importante”.
Spesso ripeto questa premessa e se talvolta la ometto non è perché non sia convinto dell’importanza del messaggio, che veramente rappresenta la più bella notizia, ma solamente perché non voglio essere ripetitivo e tedioso.
Questa mattina mi è parso che Gesù abbia voluto mettere a fuoco come Egli concepisce la religione, non come un qualcosa di chiuso, prerogativa e monopolio di qualcuno, ma una realtà avulsa da vita e chiusa in un fortino per custodire gelosamente i suoi tesori, paurosa di un mondo ostile e meschino che l’assedia, tutta intenta a celebrare i suoi riti misteriosi che poco hanno a che fare con la vita, ma come un faro che indica il porto a tutti, a coloro che la stimano e che hanno fiducia, ma altrettanto disponibile verso chi la pensa diversamente e talvolta perfino l’osteggia.
Ho tentato con tutte le mie forze di dire che Gesù pensa alla chiesa non come una setta chiusa, diffidente, arroccata in se stessa, che vede nemici dappertutto, che diffida del domani, della vita e del prossimo, ma invece come una comunità aperta solidale con tutti, felice di riconoscere tutto il bene che germoglia nel cuore dell’umanità, attenta a tutto ciò che c’è di positivo, fiduciosa con tutti ed invece estremamente preoccupata che il male non si annidi dentro di se, e decisa a liberarsene perché non diventi scandalo per “i piccoli”.
Mi è parso che i testi della Scrittura non solo avvalorassero questa visione, ma invece me la imponessero.
Però dopo “l’andate in pace” mi tormentava la coscienza temendo di non aver espresso bene questa bellissima ed affascinante verità. Se non che mi si accostò una cara signora, che conosco da tanti anni, tormentata che il figlio avesse abbracciato la religione indù, mi disse: “Allora posso sperare, don Armando, che c’è salvezza anche per mio figlio, che ama, rispetta il prossimo, vive mite e sereno?”
Risposi: “Certamente si, il Padre non vuole “cattolici”, ma invece desidera uomini buoni, pacifici, onesti e soprattutto fratelli, questo è il volto e il cuore del Dio della nostra Chiesa”.