Sono sempre stato ammalato di stakanovismo, col tempo non sono guarito, anzi invecchiando penso di essere un po’ peggiorato.
Uno degli effetti di questa sindrome è quella che ho sempre paura di perdere tempo, un altro quello di non impiegarlo nel modo migliore, quello di non dedicare tempo sufficiente a quello che credo essere il mio dovere di prete.
Più di una volta, ripensando alla ripartizione della mia giornata, ho confessato che essa comincia alle 5,30 per finire alle 21, perché, per quanti propositi abbia fatto, nel dopo cena non riesco a far nulla perché mi assale una sonnolenza invincibile!
Al mattino però, pur mantenendo la sveglia ufficialmente alle 5,30, essa suona per mia volontà dai 10 ai 15 minuti prima, motivo per cui, mentre mi alzo, ho modo di ascoltare una bellissima rubrica condotta da anni da Vittorio Schiraldi, messa in onda da Rai Uno e che ha per titolo “Un altro giorno”
Si tratta di una trasmissione di una dozzina di minuti in cui questo autore affronta temi di attualità, approfondendoli ed inquadrandoli a livello psicologico ed esistenziale; è veramente una bella rubrica, interessante, intelligente ed anche piacevole.
L’unico neo, non dell’autore, ma dell’ascoltatore è che quella rubrica, che potrebbe essere anche denominato “Il diario di un uomo del nostro tempo” è corretta, documentata, profondamente, mentre “Il diario di un prete in pensione” è spesso disordinato, poco scorrevole, talvolta ripetitivo ed anche talora sgrammaticato. Provo quindi invidia e peggio ancora scoramento constatando nel confronto la mia pochezza, della quale sono da sempre ben consapevole.
Da ciò nasce la tentazione di smettere o di ridurre il tutto a qualche flash sul mondo che mi circonda.
Eppure sono convinto di avere qualcosa da dire, soprattutto di avere il coraggio di dirlo, mentre constato che attorno a me, un sacco di gente, che forse più o meno lucidamente, sente il bisogno di offrire la propria critica ed il proprio contributo non osa farlo o ha paura di pagarne lo scotto.
Quindi nonostante che di fronte a “Un altro giorno” di Vittorio Schiraldi, sia decisamente perdente, continuo a farlo, dato il plauso e gli incoraggiamenti che mi giungono quasi ogni giorno.