L’inno di san Paolo “Ubi caritas, ibi Deus” e il don Vecchi

Non avrei mai pensato che il don Vecchi, che qualche concittadino si ostina ancora a ritenere una casa di riposo, in poco tempo sarebbe diventato un vivaio in cui si muove tanta gente, si fanno tante cose e soprattutto in cui pulsa rigogliosa la vita.

Era quello che volevo ma non avrei mai pensato che sarebbe avvenuto tanto presto e con tanta intensità.

Il sogno iniziale era quello di offrire agli anziani, senza tanti mezzi economici, una dimora in cui essi potessero rimanere uomini, donne e soprattutto persone fino all’ultima goccia di vita.

Questo è avvenuto! Al don Vecchi c’è un campionario del mondo, magari non con volti e comportamenti all’ultima moda, e con stili di vita all’ultimo grido, ma comunque ci sono uomini e donne liberi, che fanno le scelte che vogliono, che vivono, amano e si comportano come ognuno crede.

Talvolta amerei che rientrassero un po’ di più nel clichè della comunità dei cristiani, li sollecito a questo, ma mi impegno e garantisco loro la libertà di praticare e di vivere come credono.

La costituzione del don Vecchi, ha pochi paragrafi: solidarietà, rispetto, libertà, per il resto ognuno si arrangia.

Quello che però mi esalta è l’interrato, la parte meno nobile dell’edificio, la è sbocciata la vita: i magazzini dei mobili, dell’oggettistica, dei supporti per gli ammalati, del banco dei generi alimentari, dei vestiti.

Credo che non ci sia angolo o istituzioni di Mestre in cui si incontri in maniera così intensa e numerosa e diversificata la solidarietà.

Dire che ne sono orgoglioso non è giusto, perché non è opera mia, ma espressione corale di un volontariato tanto diversificato per età, sesso, cultura, lingua, religione.

Il denominatore comune di questo formicaio di volontari, nato quasi per caso, è la solidarietà, espressa in mille modi e con stili diversi, ma comunque è sempre solidarietà.

Il don Vecchi è sempre vivo perché non cessa mai l’andirivieni di anziani, figli, nipoti, badanti, amici e fornitori, ma il pomeriggio il popolo dei piani alti e di quello dei piani bassi, si mescolano e tutti insieme cantano l’inno di san Paolo “Ubi caritas, ibi Deus” dove c’è la solidarietà la c’è Dio, forse per questo il don Vecchi è così vivo e così nuovo!

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