La nuova chiesa del cimitero di Mestre: qualche riflessione

Qualche giorno fa è uscito un trafiletto su “II Gazzettino”. in cui si riporta la decisione del Comune in merito alla nuova chiesa del cimitero, che io già conoscevo, per aver partecipato ad un incontro, a villa Querini, tra l’assessore Laura Fincato e il dottor Andrea Razzini, amministratore delegato della VestaVeritas che gestisce i cimiteri del comune di Venezia, ma che ora diviene di pubblico dominio con la pubblicazione sul quotidiano cittadino. Riporto l’articolo e poi faccio un po’ di storia della vicenda ed alcune precisazioni d’ordine personale in maniera che ognuno prenda la sua responsabilità e che i cittadini sappiano come sono andate le cose.

CHIESETTA DEL CIMITERO SENZA URNE CINERARIE

Il Comune ha deciso di cambiare progetto della struttura che sorgerà al cimitero.

(al.spe.) Cambia il progetto per la nuova chiesa del cimitero. Nessun stravolgimento, è giusto rilevarlo, ma il Comune ha deciso che, almeno in prima battuta, la struttura, già progettata, non avrà più sulle pareti le cellette destinate a conservare le urne cinerarie. L’assessore ai Lavori Pubblici per Mestre, Laura Fincato, vuole che il luogo di culto sìa finanziato dall amministrazione e sorga contestualmente con l’attigua sala laica. Con uno specifico atto d’indirizzo, che sarà votato entro il mese.
La chiesa, intitolata all’Ascensione, sarà considerata come opera di cui si farà carico l’intera collettività. Per questo è necessario che il preventivo di spesa, stimato attorno ai 4 milioni, di euro, sia ridotto drasticamente, in pratica dimezzato, e l’architetto Giovanni Caprioglio ha già ricevuto la sollecitazione in questo senso a rivedere e a correggere i suoi disegni. II nuovo tempio, destinato a sostituire l’attuale piccolissima cappella di Santa Croce,è fortemente voluto dal responsabile della pastorale del lutto, don Armando Trevisiol, che intanto il patriarca, Angelo Scola, ha confermato come cappellano all’ospedale “dell’Angelo’. Da quando è una presenza fissa al camposanto, il sacerdote si è sempre battuto per ottenere il via libera alla costruzione della struttura, che dovrebbe sorgere al posto del giardinetto, che si trova proprio di fronte all’entrata dal lato dell’obitorio. Un’ idea che ha incontrato molte voci critiche, anzitutto tra i parroci del circondario, ma che sin dall’inizio ha ricevuto l’approvazione del patriarca oltre che del sindaco. Massimo Cacciari. La soluzione di rinviare ad un secondo momento la realizzazione delle urne cinerarie (ne sono previste 1.344) che attraverso la cessione assicureranno il finanziamento dell’opera, è scaturita dopo l’ultima riunione tra l’assessore Fincato, il presidente di Veritas, Andrea Razzini, e Io stesso don Trevisiol. Il quale teme che il cantiere slitti a non finire e si .arrivi ad un altro ponte Ognissanti senza notizie certe.

Ed ora un po’ di storta e qualche rllessione.

Sono stato nominato dal Patriarca, Rettore della chiesa del cimitero il I ottobre 2005 dopo il mio pensionamento da parroco. Come ho sempre fatto, sono impegnato seriamente nel nuovo servizio pastorale che mi era stato affidato, ottenendo dei risultati a mio umile parere promettenti.

Presi immediatamente coscienza dei gravi disagi da parte dei numerosi fedeli sempre in balia del tempo, per la capinza limitatissima della cappella nessun servizio; d’altronde la chiesa è stata costruita nell’ottocento, quando Mestre non contava più di 30.000 abitanti. Chiesi all’architetto Caprioglio di darmi una mano, per avere almeno una sala come l’ha Margherà, Chirignago, per non parlare di Venezia.

Feci questa richiesta a Caprioglio perché lo conoscevo fin da bambino, perché nel passato aveva già fatto un progetto per una chiesa in cimitero e perché essendo stato assessore ai lavori pubblici conosceva i meccanismi dell’amministrazione comunale. Fornii a Caprioglio una soluzione per il finanziamento.

Nella chiesa sarebbero stati costruiti dei loculi cinerari venduti a costi più elevati di quelli del cimitero. Chi avrebbe voluto seppellire i resti mortali in luogo sacro avrebbe pagato la chiesa e anche la sala laica, che io ritengo giusto si costruisca. In questa maniera il Comune non avrebbe speso un centesimo, anzi avrebbe avuto gratis la sala laica, e chi non avesse condiviso l’iniziativa non sarebbe stato gravato di un centesimo. La chiesa e la sala laica l’avrebbe pagata solamente chi avesse scelto liberamente questa soluzione.

L’architetto Capriolilo si disse entusiasta dell’iniziativa, anzi si offrì di donare il progetto per amore della sua città e in memoria dei suoi genitori. In poco tempo abbozzò II progetto che a me pareva bello anche se ambizioso. In tutta questa operazione al Comune sarebbe steto chiesto solamente di accendere un mutuo il cui importo avrebbe recuperato con la vendita delle urne cenerarie.

Nel progetto ne erano previste 1.344 che vendute a 5.000 euro all’una si sarebbero recuperati 6.720,000 euro somma più che sufficiente a coprire l’intera spesa. Questo discorso continuò per quasi tre anni, in un continuo tira e molla, che per me, ignaro di regolamenti e di burocrazia, non riuscivo a comprenderer

IL 12 agosto chiesi ed ottenni un colloquio dal dottor Razzini della Vesta, colloquio in cui gli chiesi un si o un no! Egli mi fece dei discorsi che non compresi, per concludere che il percorso da me proposto non era percorribile, a meno che io non ottenessi almeno i tre quarti di prenotazioni dei loculi previsti. Gli dissi che questa era una strada per me impossibile; non è infatti tanto frequente che la gente si prenoti la tomba! Ma mi promise di fissarmi un incontro con l’assessore Fincato dopo che egli ne avesse parlato con lei dell’argomento.

Cosi fu, sono andato all’inizio di settembre a villa Querini e mi disse che si scorporavano i loculi, si ridimensionava il progetto e si sarebbe fatto carico il Comune di tutto, facendo partire contemporaneamente Chiesa e sala laica. Io avevo detto che per me sarebbe andato bene anche un pallone gonfiato, pur apprezzando una soluzione consona alla dignità della nostra Città.

Più volte ero stato tentato di mobilitare l’opinione pubblica, poi ho rimandato pensando ai tempi difficili che stiamo vivendo e che per una vita intera ho preferito rispondere prima ai bisogni dei figli di Dio che al tempio di Dio, pur convinti che l’uomo ha pure delle esigenze spirituali.

Mi scuso con tutti coloro che ripetutamente mi avevano chiesto una degno dimora per ì loro cari; ho fatto quanto ho potuto, ma non sono riuscito; ora non accennerò più a questi argomenti lasciando a Vesta e al Comune di fare le loro scelte su modalità e tempi di esecuzione; non sarà poi una disgrazia se terminerò la mia vita di prete celebrando i Divini Misteri nella chiesa più piccola e più povera della Città e dico ai fedeli che la praticano, che la cosa più bella e più ricca è la fede e la fraternità che regna tra noi.

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