Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA” – 8 aprile 2018

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA” – 8 aprile 2018
settimanale della parrocchia omonima di via Terraglio

Don Angelo, nel suo intervento settimanale che costituisce il cuore, ma soprattutto il cervello di questo periodico, si rifà idealmente al detto popolare che afferma che “prima o poi i nodi arrivano al pettine”. Pare quasi che egli aspetti al varco del concreto i politici dalle promesse facili e disinvolte. Stia però ben certo il nostro parroco che questi millantatori e imbroglioni ce la faranno, perché la prerogativa di quasi tutti i politici è quella della parlantina che li fa stare sempre a galla, anche quando sono smentiti sonoramente dalla vita. Perché questa è la loro virtù.

L’ultima freccia don Angelo la riserva per il mondo giovanile che, a parere di tutti, non promette nulla di buono. Io vi aggiungo qualcosa di più amaro perché sarebbe ora che non continuassimo ad affermare che tutto dipende dagli anziani, ma che affermassimo a chiare lettere che senza il sacrificio non si arriva a niente.

don Armando

Questo nostro tempo

E adesso viene il bello; mi sento tranquillo perché con il solo buon senso ho sempre stimato delle enormi fandonie le promesse che tutti i partiti hanno raccontato in questa ultima campagna elettorale, quanto mai squallida e ingannevole. D’altra parte tutti si sono mossi sull’onda della certezza che l’onestà non paga e che a raccontare che siamo immersi in un’enorme cifra di debito pubblico rende impossibile uno sviluppo credibile. Adesso è l’ora della verità. Mi si affaccia continuamente in questi giorni l’immagine di Masaniello. E chi era costui? Il suo vero nome era Tomaso Aniello, proveniva da Amalfi e tutti lo conoscevano come Masaniello, un giovanotto dalla loquela facile, che guidava un gruppo di giovanotti baldanzosi ma incompetenti e svagati. Il Masaniello si è trovato ad essere protagonista e capopopolo a Napoli nella metà del 1600. A Napoli allora comandavano gli Spagnoli allorquando scoppiò una insurrezione popolare guidata proprio da questo giovanotto, il Masaniello; la rivolta di popolo era causata dal notevole peso delle tasse sempre crescenti. Per la verità l’inizio della rivolta fu dovuto ai bottegai che si rifiutarono di pagare le tasse sui prodotti ortofrutticoli. Masaniello in un battibaleno si trovò a governare Napoli e quindi cominciò a fare i conti con il concreto, con le spese necessarie dello Stato; ma proprio allora il popolo gli si rivoltò contro e pochi giorni dopo l’inizio della rivoluzione i napoletani gli fecero la pelle. Adesso stiamo a vedere se i nostri vincitori delle elezioni, che si sono presentati con promesse mirabolanti, sono in grado di procedere nella riduzione delle tasse, di far calare il debito pubblico, di creare posti di lavoro specialmente per la massa di giovani, anche diplomati e laureati, che aspirano ad avere un lavoro certo e fisso e a formare una nuova famiglia, di dare sicurezza ai cittadini

formulando un programma serio di accoglienza non indiscriminata del fenomeno della migrazione senza cadere in eccessi razzisti. Una particolare attenzione va posta sul tema del mondo giovanile che appare sempre più disinteressato e abulico. Purtroppo data la mia età devo astenermi dall’emettere giudizi troppo severi nei riguardi del mondo giovanile; è sempre stato che gli anziani hanno osservazioni talora pesanti nei confronti dei giovani; ma oggi il tema appare quanto mai serio. Da sempre ciò che attrae una persona è il progetto verso il futuro, lo slancio che spiega la fatica dell’oggi nell’impegno della preparazione culturale e professionale. Ma oggi il mondo futuro si è fatto particolarmente oscuro, dai contomi indefiniti e non invitanti. Certamente il passato anche recente non è stato un incentivo verso il meglio perché purtroppo in tutto il mondo, specialmente in quello politico, la corruzione sembra essere stata la norma e in tutti i settori il nepotismo sembra essere stato imperante. Mi permetto di suggerire al nuovo governo: abbiate particolare attenzione per il mondo giovanile, pensate a dare tranquillità con il lavoro, a togliere l’ansia per il dover continuamente cercare, un lavoro che compensi e giustifichi la fatica dell’oggi. Se non ci riuscite pensate alla triste fine di Masaniello; non sarete perseguiti per la pena capitale ma subirete l’onta del ridicolo e della mancanza di fiducia da parte del popolo.

Per Riflettere
E’ l’ora della nostra Pasqua

Il racconto del Vangelo presenta un andamento piuttosto insolito. Si apre, infatti, con la richiesta di vedere Gesù fatta a Filippo. Normalmente le persone si accostano a Gesù direttamente. Qui, invece, ci sono dei Greci «simpatizzanti» che battono una via diversa. In qualche modo costringono Gesù a uscire allo scoperto e a svelare le sue vere intenzioni. In quell’occasione, infatti, Gesù parla di sé e di quello che gli sta capitando in maniera esplicita, ma lo fa usando l’immagine del chicco di grano.

Sente che è arrivato il momento di decidere che cosa fare di sé e della sua vita. Se vuole che la sua vita serva a qualcuno e a qualcosa, occorre che la metta a disposizione.

E lui lo fa con grande lucidità e determinazione. Non ha nessuna intenzione di scappare dalla morte che i Giudei gli stanno preparando, e a quei Greci fa sapere che la sua morte non sarà solo frutto di una condanna inqualificabile. Egli muore perché accetta di morire. Non si difenderà da questa ingiusta decisione, ma l’accetterà perché si veda fin dove arriva il suo amore per l’umanità. E’ sicuro che da questa morte accettata per amore Dio Padre saprà trarre una quantità incredibile di benefici, proprio come succede a un chicco di grano, costretto a essere interrato e a “morire” se si vuole che sia fertile e si moltiplichi. Questa immagine, però, fa capire molto bene anche la logica che ogni cristiano deve seguire nella sua vita. Anche il cristiano deve imparare la lezione del grano, perché chi non la impara e resta chiuso in sé stesso, senza allargare il cuore a Dio e agli altri, senza in qualche modo rinunciare a se stesso e mettere al primo posto le persone che ama, non interpreta la vita del maestro e finisce per rendere improduttiva anche la propria.

Don Franco

La colletta del venerdì santo

La colletta del venerdì santo ha offerto € 1.096; a questa somma verrà aggiunta la cifra di € 6.000 destinata dal Consiglio degli affari economici ad attività caritative. L’intera cifra verrà consegnata a breve in parti eguali alle due fondazioni, già in antecedenza indicate, che operano in Congo e in Somalia. Grazie e onore alla generosità della parrocchia.

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