Forza Matteo!

Credo che sia la prima volta, dal ’45 ad oggi, che la Cgil critichi un uomo del partito che, dalla liberazione in poi, è stato il suo fratello gemello e che Renzi, il segretario del partito di Togliatti, Ingrao, Longo e Pajetta, risponda a tono alla Camusso, segretaria di quel sindacato che non aveva mai staccato il cordone ombelicale dal partito della sinistra italiana.

Talvolta mi vien da pensare che Matteo Renzi, come Papa Francesco, abbia rotto l’incantesimo di organizzazioni che col tempo sono diventate come cariatidi, rigide e sacrali. Nei discorsi, negli atteggiamenti e nelle battute, pare che Renzi non abbia più nulla di quei capi di governo sussiegosi, impettiti, misurati nelle parole e nei giudizi, e che porti invece nella politica italiana e nei palazzi del potere un’aria scanzonata, un linguaggio disinibito che fa saltare tutte le regole del protocollo, della diplomazia; pare che porti dentro a questo mondo compassato della politica e del governo una ventata di giovinezza e di novità. Questo vale per il nostro Paese, ma più ancora per la vecchia Europa, saccente e prepotente più che mai.

Un giorno ho visto il nostro Matteo che, smessa la cravatta e il vestito buono, s’è versato addosso un secchio di acqua gelida per promuovere la campagna di informazione e di ricerca a favore della Sla. Mai avrei immaginato di vedere un capo di governo così scanzonato, così libero dai protocolli e dalla tradizione.

Non so se Renzi ce la farà a ridonare speranza, fiducia, ottimismo e voglia di sognare e di sfidare il destino cupo agli italiani, ma anche solamente il tentativo di farlo mi pare una cosa importante. Di Renzi soprattutto mi piace la disinvoltura, mi piace che non soffra di complessi, ma parli con coraggio e chiarezza, dica ad ognuno quello che si merita senza subire il complesso di rispettare certi “mostri sacri”, quelli che se si toglie loro i galloni e quell’autoritarismo o quella sfrontatezza alla Grillo, sono poveri uomini come tutti gli altri.

E’ vero che il nostro scout, ormai con i pantaloni lunghi, è un po’ sbruffoncello, ha la battuta sagace, si muove come un ragazzone ancora poco maturo, però rappresenta il positivo, l’ottimismo, la giovinezza, la speranza e la sfida. E questo non è poco, perché l’alternativa sarebbe purtroppo il ghigno, il sarcasmo, l’invettiva e l’ironia del comico sbracato, irridente e presuntuoso ancor più di Matteo.

Per me Matteo è ancora una speranza ed ogni sera perciò gli dico una preghiera perché essa non svanisca.

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