In Italia ci sono tantissimi problemi, molto grossi e ce ne sono altri che sono assolutamente fasulli.
I giornali però mescolano questi problemi nella stessa pentola, motivo per cui tanta gente non capisce più quelli che sono importanti da quelli che sono banali.
Io non sono un grande ammiratore del Capo dello Stato, perché le sue scelte politiche del passato e i suoi amici non corrispondevano proprio ai miei gusti ed infatti questi e quelli han fatto decisamente fiasco.
Ora è saltato fuori il problema della bandiera e dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
A me piacciono le bandiere, infatti quando sono andato in Svizzera con gli anziani della parrocchia, mi ha fatto una bellissima impressione il fatto che ci fossero bandiere in ogni dove e di tutti i colori. Mi dissero che erano le bandiere dei vari cantoni. Perché non potremo fare anche noi altrettanto?
Quando ero parroco a Carpenedo abbiamo creato il gonfalone della libera parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio e per anni senza permesso alcuno, questo gonfalone ha sventolato indisturbato sui pennoni dell’asilo, del Patronato e della Malga dei Faggi.
Non so che male ci sia che ogni regione ed ogni città abbia la propria bandiera da accostare al tricolore che ci accumuna tutti.
Il problema vero semmai è che ogni regione abbia una sua autentica autonomia e perciò si punti alla federazione di stati piuttosto che allo stato unitario imposto con la forza dai piemontesi.
Io ho letto una storia dell’Unità d’Italia vista, non con gli occhi dei vincitori piemontesi, ma con quelli degli stati preesistenti, leggendola ho capito che l’unità d’Italia è stato un sopruso piuttosto che una risposta alle attese del popolo.
La Lega, quando tenta di salvaguardare i dialetti, le tradizioni e le culture locali, non va contro natura, anche se una certa retorica nazionale e soprattutto fascista dà come assoluti dei principi e dei valori che non sono per nulla scontati. Che poi si debbano trovare raccordi, compensazioni e quant’altro per convivere e prosperare assieme ai vari popoli italiani, a quelli europei e del mondo, questa è un’altra questione che non confligge certamente con la valorizzazione di culture ed esigenze locali.
E’ tempo di liberarci da un certo dogmatismo sociale e politico che non ha vere radici, ma solo pretesti ed inconfessati interessi.