Talvolta sarei tentato di scoraggiarmi, perché spesso mi capita di meditare assieme alla mia piccola comunità, che condivide con me l’ascolto dei messaggi di Cristo, e di avvertire che la mia gente vibra con me nell’ascoltare certe proposte così vere e coinvolgenti.
Quasi sempre mi impegno a fondo perché l’attuazione del messaggio sia quanto mai adeguata alle nostre situazioni ed attese esistenziali, e mi pare d’avvertire, dal silenzio assoluto e profondo dei partecipanti alla liturgia, la condivisione e perfino l’entusiasmo esaltante di fronte a verità che danno conforto e significato alla vita. Però ho poi la sensazione che, passato il momento di emozione interiore, nulla cambi; i fedeli non escono nuovi, rigenerati nello spirito, non avvenga quella conversione radicale per cui ci poniamo di fronte alla vita e al quotidiano in maniera diversa, cioè da credenti e da discepoli veri del maestro.
Nonostante batta ogni settimana il chiodo che il nostro incontro non è teso a ricordare avvenimenti, per quanto nobili ed importanti, ma a vivere un’esperienza religiosa personale ed attuale, ho poi la sensazione che passata “la grandinata di Spirito Santo” tutto, in poco tempo, torni come prima.
Ho un bel dirmi che la cultura generale dei praticanti è quella di partecipare ad un rito, ad adempiere ad una prescrizione ecclesiastica, e non certamente di partecipare ad un incontro per scoprire il volto vero di Dio! Neanche mi consola che se anche un prete riuscisse sempre con una predica a far cambiare idea agli ascoltatori, questo sarebbe quanto mai pericoloso perché vorrebbe dire che non ci sarebbe più in essi difese personali non solo per il bene, ma soprattutto per il male!
Chissà che il Signore mi aiuti a voler seminare sempre e a lasciare a Lui il raccogliere quando e come crede più opportuno! Bisogna che mi ricordi più spesso che io sono e rimarrò sempre un umile strumento, ma la musica la compone e la suona solamente il buon Dio che conosce molto meglio di me il mestiere di salvare i suoi figli!