L’assistenza religiosa all’Angelo

Nel mio diario, in questi ultimi mesi, sono ritornato più volte sulla mia “avventura ospedaliera”.

Se avessi venti anni di meno, vedendo le difficoltà che la chiesa veneziana incontra, nel risolvere in maniera adeguata il problema dell’assistenza religiosa in ospedale, mi sarei già offerto ad occuparmene.

Ora sono decisamente fuori tempo massimo, ma questo non mi impedisce di riflettere su questo problema, fare ipotesi, imbastire progetti.

Comunque da qualsiasi parte rigiri il problema, mi pare che la Curia non riuscirà mai a trovare due sacerdoti, pur senza esperienze e risorse eccellenti.

L’alternativa, seppur parziale, è quella di mobilitare, responsabilizzare ed impegnare il laicato cattolico. Fortunatamente i cristiani che fanno volontariato in ospedale, operino pure dietro sigle e bandiere differenti, sono tutti cristiani e della migliore qualità.

Perciò l’unica soluzione possibile, che poi è la migliore, e quella che ha domani è maturare il volontariato, formarlo e dargli strumenti operativi validi. La mente e il cuore che dovrebbe promuovere tutto questo è quella, che oggi viene chiamata la cappellania dell’ospedale, ma che per ora è molto lontana d’avere questa capacità. Speriamo che lo sia per il prossimo futuro.

Se per ora riuscissimo a mettere assieme un gruppo di laici motivati e decisi si potrebbe far supplenza e mettere le premesse per il domani. Poi ci penserà la Provvidenza e ci lasceremo condurre dai suoi saggi suggerimenti. Già i primi contatti mi sembrano positivi e perciò farò di tutto perché si coaguli intorno ad un settimanale dedicato agli ammalati, un gruppo operativo che coinvolga il laicato sensibile a questo problema.

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