La testimonianza dell’avvocato Cacciavillani

Un paio di settimane fa è morto l’avvocato Ivonne Cacciavillani, un professionista quanto mai noto e stimato nel foro del Veneto. Io lo ricordo e gli sono riconoscente per tre motivi.

Il primo per interesse, perché mi ha aiutato a dimostrare che avevo diritto di essere esonerato dal pagare gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria per i centri don Vecchi, tassa che il Comune pretendeva perché mi concedeva il permesso di offrire l’alloggio gratis a quattro cinquecento anziani poveri della città! Quella tassa era pari ad una trentina di milioni di vecchie lire. Secondo, sono venuto a sapere, che alla domenica, dopo aver ascoltato la S. Messa, dalle nove alle undici si metteva a disposizione per aiutare gratis i suoi compaesani per problemi di ordine giuridico. Terzo perché mi ha raccontato che un giorno in treno un ispettore delle ferrovie dello Stato l’aveva trattato con arroganza, al che lui gli aveva detto in maniera perentoria: ”Lei non sa chi sono io!” L’altro pensò che fosse un deputato, e rimase perplesso. Allora questo uomo di legge tirò fuori la sua carta di identità e gliela mostrò dicendogli: ”Io sono un cittadino italiano!”

Da quel giorno mi sono liberato da qualsiasi soggezione verso qualsiasi autorità, perché l’avvocato mi ha convinto che siamo noi i veri datori di lavoro di ogni dipendente dello Stato, siano essi, il Sindaco, giudici o deputati.
Da allora in poi quando chiedo qualcosa non mi tolgo il cappello, solamente perché non lo porto mai, però li tratto come uno dei miei dipendenti, e non mai come miei superiori!

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