Invito a pranzo

Schivo come sono sempre stato, non gradisco particolarmente gli inviti a pranzo o cena, anche se mi sono rivolti da persone che mi sono particolarmente care. Ora poi, a motivo del coronavirus, penso che non corra questo pericolo perché chi mai, durante questi giorni nei quali pare che ci si possa trovare inaspettatamente di fronte a questo nemico mortale, osa fare inviti del genere?

Nonostante questo e nonostante che le persone che mi sono vicine mi abbiano sconsigliato di accettare questo invito “fuori stagione”, appena la signora Pina, la responsabile dei Centri don Vecchi 6-7, mi ha invitato a pranzo assieme ai residenti dei due suoi centri, ho accettato di buon grado. Questo incontro conviviale è stato organizzato dai residenti di queste strutture 6-7, in occasione del primo anniversario dell’inaugurazione del Don Vecchi 7, l’ultimo nato nell’ormai numerosa serie di Centri don Vecchi. Ho accettato volentieri l’invito perché la relativa responsabile signora Pina mi è particolarmente cara per la sua calda umanità, per la sua passione veramente materna con la quale guida queste strutture ed infine per la sua ammirevole capacità con cui ha creato una vera famiglia tra l’ottantina di residenti provenienti dai luoghi più diversi e soprattutto dalle situazioni esistenziali quasi mai serene o meno ancora felici.

Di questa donna, ormai di una certa età, ma soprattutto gravemente disabile, mi piace quasi tutto: il coraggio, la determinazione, la capacità di creare rapporti umani veri e caldi, la chiarezza degli obbiettivi da raggiungere e la decisione nel farli accettare a tutti. Le persone che hanno partecipato al pranzo, preparato con tanto entusiasmo e per il quale ognuno vi ha offerto qualcosa di suo, mi hanno dato la sensazione di un piccolo mondo nel quale la cordialità, l’affetto trasparivano dalle parole e dall’entusiasmo da parte di tutti.

Sembrava di partecipare ad un pranzo di nozze, mentre in realtà mi hanno confidato che si trattava dell’offerta di un catering dal costo di soli quattro euro a persona. La sala era preparata con i fiocchi: su una parete c’era un gran cartello con le date, le motivazioni e le foto di una diecina di incontri precedenti, i tavoli disposti in maniera elegante e distanziati secondo le norme vigenti, tanto che ho pensato che il Ministro dell’Istruzione pubblica, che è poi una donna, dovrebbe andare a scuola dalla nostra gente per risolvere quello che per lei pare un “enigma” senza soluzione per l’inizio dell’anno scolastico. Avvertire durante il pranzo aria di cameratismo, di serenità mi ha abbondantemente ripagato di qualche cruccio che ho dovuto affrontare soprattutto nel passato.

Voglio inoltre sottolineare due aspetti che mi sono particolarmente cari: io da sempre coltivo l’ordine, la pulizia, la signorilità tanto che più di uno la ritiene una mia mania, ma io sono convinto che quando ci sono in un ambiente questi requisiti essi ti mettono a tuo agio. La signora Pina l’ha intuito questo mio desiderio e mi accontenta fin troppo. All’ingresso una signora, ben s’intende volontaria, seduta presso una scrivania di buon gusto, offre tutte le indicazioni di cui una persona abbia bisogno, l’ambiente è ordinato pulitissimo all’interno e per lo scoperto essa s’avvale di un piccolo esercito di volontari, che rasano il prato e che curano l’addobbo floreale in maniera veramente impeccabile.

I Centri don Vecchi rappresentano una risposta felice a chi, per motivi diversi, si è trovato in difficoltà, ma la loro nota di pregio non è costituita solamente da costi a portata di tutti, ma pure da una eleganza che sa di albergo di qualità. Fortunatamente in tutti i centri i responsabili ci mettono il cuore perché ognuno si senta a casa sua, e abbia la gioia di abitare in ambienti che a molti sembrano perfino troppo lussuosi. Approfitto di questo invito a pranzo per ringraziare i responsabili dei sette Centri che grazie alla loro umanità e generosità rendono queste strutture fiori all’occhiello della nostra città.

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