Penso che non dispiaccia avere un’idea su quali siano gli obiettivi a lunga scadenza che la Fondazione Carpinetum si ripromette di realizzare, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza per chi si trovi in ogni tipo di difficoltà. Li indico per punti:
- Le opere realizzate e da realizzarsi siano sempre un segno limpido, forte, coerente e in linea con la sensibilità e le esigenze della società contemporanea, della carità predicata da Cristo, maestro e salvatore.
- Creare un gruppo di studio per analizzare le nuove povertà e per rispondere concretamente alle situazioni esistenziali in cui vive l’uomo del nostro tempo.
- Completare la risposta di soli-darietà offrendo servizi a livello medico-legale, psicologico, magari federandosi con gruppi e iniziative cittadine già esistenti.
- Favorire ogni iniziativa promossa dal mondo sia ecclesiale che laico che tenda a farsi carico dei cittadini più fragili e bisognosi di aiuto.
- Incrementare, attraverso il settimanale “L’incontro”, la stampa e la televisione locale, ogni iniziativa di ordine solidale.
- Creare a livello di aiuto pratico (indumenti, generi alimentari, mobili, arredo per la casa e altro) una rete che raggiunga le singole comunità cristiane perché possa “scoprire” il bisogno che spesso non emerge, dando risposte adeguate.
- Collaborare e “tallonare” l’ente pubblico, Comune e Regione, perché impegnino maggiori investimenti di ordine sociale.
- Promuovere con ogni mezzo il volontariato per creare una cultura di vicinanza e solidarietà.
- Sollecitare in maniera decisa gli organismi ecclesiali ufficialmente preposti per la carità a compiere una funzione di promozione e di coordinamento affinché nelle singole parrocchie la carità occupi uno spazio pari a quello della catechesi e dell’evangelizzazione e si esprima con strutture, organismi e iniziative concrete atte a produrre questo valore essenziale della religione.
- Far fare ai giovani che si preparano al sacerdozio esperienze vive e forti, che lascino il segno, nelle comunità cristiane che sono all’avanguardia in questo settore.
Concludo dando una risposta a chi pensasse che queste sono solamente delle belle utopie, dicendo che chi non coltiva sogni e progetti è un uomo da compiangere perché arrischia di non cogliere le ricchezze e i doveri dell’oggi e del domani.