Nonostante tanti tentativi non sono mai riuscito ad ottenere da parte degli ipermercati quanto buttano a causa della data ravvicinata della scadenza dei prodotti o per qualche difetto irrilevante a livello della validità del prodotto anche se dal punto di vista commerciale non è più presentabile alla clientela per qualche difetto dell’involucro.
Onestamente una sola volta avevo sfondato con l’ipermercato di Marcon, ma il ritiro della merce, anche se estremamente oneroso perché si doveva buttare in discarica una montagna di merce avariata per portare a casa quella commestibile, era cessata presto per l’infedeltà di un volontario.
Spesso il volontariato si immeschinisce per una avidità insaziabile che tende ad approfittare di ciò che è ufficialmente destinato ai poveri.
Nonostante questo credo che sia profondamente immorale il comportamento di queste grandi aziende della distribuzione alimentare che, condizionate in maniera esasperata dal profitto, non hanno alcuna sensibilità sociale e preferiscono la discarica al bisogno dei meno abbienti.
Avevo sentito che a Firenze l’università era riuscita ad ottenere i prodotti non più commerciabili che poi distribuiva alle organizzazioni che curano la consegna capillare ai poveri e non mi davo pace non riuscendo a comprendere come erano riusciti a sbloccare la questione. Infine una volta ancora ho scoperto che l’interesse apre il cuore perfino al mondo del commercio. Il comune fa uno sconto sulla tassa sui rifiuti agli ipermercati consegnano il materiale destinato all’inceneritore ad una cooperativa convenzionata con il comune la quale a sua volta lo distribuisce agli enti di beneficenza.
Pare che il meccanismo si sia messo in moto anche a Venezia e che fra un paio di mesi avremo anche nel nostro Banco alimentare merce sufficiente a rispondere alle attese della povera gente. Già ho messo le mani avanti, facendo presente ad un funzionario delle politiche sociali, le centinaia di persone che si rivolgono a noi ogni settimana.