Di mestiere faccio “il predicatore”.
Per indole e per scelta predico il bene piuttosto che fare reprimende contro i vizi della nostra società.
Da sempre preferisco indicare sante utopie, mete sublimi, virtù, piuttosto che tuonare contro i malanni del nostro mondo.
Certo, è abbastanza semplice indicare mete ambiziose, ideali alti, il difficile però è il riuscire a realizzarli. Quindi ho una certa dimestichezza, anzi forse troppa, nell’indicare ai fedeli modelli di vita e di società nobile. Bastasse però la predica a convertire la gente e modificare in meglio il malcostume di rapporti amari, tutti pregni di egoismo, di prepotenza, poco o nulla attenti alle esigenze e alle aspettative del prossimo.
Mi capita di sovente, che quando qualcuno si sente mortificato, offeso, maltrattato, venga a manifestarmi la sorpresa nel constatare questa malevolenza tanto contraria agli ideali cristiani quasi a rimproverarmi perchè non predico sufficientemente il rispetto, la comprensione e la benevolenza!
Bastasse una predica per convertire il mondo!
Qualche giorno fa mi è giunto qualcuno meravigliato e sdegnato per la mancanza di rispetto nei suoi riguardi, a suo dire, in un “mondo come il nostro” che dovrebbe essere un modello di solidarietà e di comprensione!
Al mio interlocutore mostrai tutta la mia comprensione e partecipazione, promettendo che sarei pur intervenuto per fargli giustizia però nel contempo l’avvertii che questo è il mondo, bisogna imparare a convivere con esso perché sarà ben difficile intervenire e correggere soprattutto gli altri e pretendere da essi quel rispetto che noi non sappiamo offrire.
Monsignor Vecchi era solito ripetermi: “Don Armando, se pretendi un mondo di perfetti, ti troverai sempre solo, perché gli uomini sono tutti limitati, vanno accettati e amati come sono!” Un sano realismo può essere un buon antidoto contro le pretese a senso unico e soprattutto nei riguardi degli altri mentre si è alquanto comprensivi nei riguardi dei nostri limiti!