Il caro “quotidiano”

Recentemente una brutta influenza con febbre alta e tosse cattiva mi ha messo fuori combattimento per una quindicina di giorni.

Ho trovato colleghi quanto mai cortesi che mi hanno generosamente sostituito nelle mie normali incombenze pastorali quali la Messa festiva e quotidiana. La cosa mi è pesata alquanto perché sono ben conscio che oggi i giovani preti, che vivono con serietà il loro impegno pastorale, sono quanto mai impegnati, e mi è pesata altrettanto perché la vita dell’ammalato mi è parsa quanto mai scomoda ed insignificante, così non ho fatto altro che sognare e desiderare la mia quotidianità, segnata da tempi ed impegni ben determinati.

Si parla spesso di “terribile quotidiano” come di qualcosa di monotono, di ripetitivo e di poco appagante, a me però, che in questa occasione è venuto a mancare per un paio di settimane, a causa di una banale influenza, è parso qualcosa di caro e di quanto mai desiderabile. Ho sentito quindi il bisogno di fare un proposito serio: vivere la quotidianità cogliendone la sua ricchezza perché anche lo scontato e il ripetitivo ci offrono la loro bellezza e il loro messaggio.

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