La scommessa difficile

Le vicende della nascita dell’ultimo Don Vecchi ci hanno offerto una medaglia con due volti estremamente diversi.

La prima faccia si è presentata quasi trionfale, mano a mano che il progetto maturava mi sembrava fosse avvolto dall’inno alla gioia del finale della nona sinfonia di Beethoven: prestito a tasso zero di quasi tre milioni di euro, offerta di trentamila metri quadrati di superficie da parte del Comune, un prezzo estremamente conveniente praticato dell’impresa appaltatrice per una struttura che in soli dieci mesi fu ben bella sfornata.

L’altra faccia della medaglia è stata totalmente diversa: la fretta di riempire i sessantacinque alloggi, l’accettazione di anziani al limite estremo dell’autosufficienza e forse un po’ più in là, il venir meno della diaria promessa dalla Regione e per finire il timore che la struttura possa poi rivelarsi assai dispendiosa per i costi di gestione. Motivo per cui è stato gioco forza correre ai ripari offrendo solamente un monitoraggio e riducendo all’osso il personale, anche perché l’ubicazione ai margini della città rende quanto mai difficile reperire volontari.

Comunque come Cesare quando passò il Rubicone pronunciando la famosa frase: “Il dado è tratto!” anche noi non abbiamo che una possibilità: “Vincere la scommessa”.

Il cuore mi dice che la vinceremo comunque!

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