Le nuove congregazioni religiose, i movimenti e le associazione dei laici, che nonostante la grossa crisi religiosa che sta attraversando la chiesa e la religione in genere, continuano a nascere, hanno come componente costante un tempo cospicuo da dedicare alla preghiera.
Recentemente una giovane signora che appartiene alla comunità di Sant’Egidio, mi diceva che il momento forte della vita di questo movimento era l’ascolto e la meditazione della Parola e soprattutto la preghiera; lo diceva con tale convinzione che ero portato a crederle.
“I piccoli fratelli di Gesù”, che è uno dei movimenti più significativi dell’ ascetica attuale, pone l’accento sul tempo e sulla necessità di una preghiera prolungata. Queste affermazioni ricorrenti e generalizzate, mi creano un certo disagio ed un certo imbarazzo perché credo di non essere mai stato un grande orante.
Spesso durante la recita del breviario, che per un prete rappresenta un dovere importantissimo, mi scopro tra i pensieri e le immagini più impensate e lontane dalle parole che pronuncio con le labbra.
Anche durante la celebrazione dei divini misteri, sono costretto ad aggrapparmi spesso a qualche passaggio più significativo e importante. Per non parlare del rosario, la cui cantilena rappresenta per me un’occasione particolarmente soporifera.
Qualche giorno fa per fortuna ho letto una frase durante la meditazione che mi ha confortato un po’ e che trascrivo semmai ci fosse qualche altro cristiano che incontra le mie stesse difficoltà: “Quando non riesci a pregare come vorresti, prega come puoi, ma prega!”.
Mi auguro tanto che anche il buon Dio la pensi allo stesso modo, perché solamente così potrei riscattare i breviari, le messe e i rosari di tutta la mia lunga vita!