L’annullamento del matrimonio da parte dei tribunali ecclesiastici è stato un problema che mi ha sempre lasciato molto perplesso. Teoricamente mi par di aver capito e di condividere che talvolta possano essere compiuti degli atti umani formalmente ineccepibili, ma che nella sostanza mancano di requisiti essenziali, per cui si dovevano ritenere nulli e ininfluenti sulla vita. Ma il meccanismo concreto per questa sentenza impostato secondo gli schemi giuridici, mi ha sempre dato la sensazione di qualcosa di puramente legale che ha poco a che fare con la vita e soprattutto con la fede.
Qualche giorno fa è venuto da me un vecchio amico che mi ha mostrato la sentenza di annullamento del suo matrimonio, nozze che egli ritiene assolutamente valide di fronte a Dio e a cui, in coscienza, si sente di rimanere fedele. Non entro in merito alla sentenza perché non ho né la preparazione né elementi per un giudizio, però da come è redatta e, peggio ancora, per la sua relativa comunicazione, ho avuto la sensazione di qualcosa di talmente freddo, formale, disumano, che di certo non ha assolutamente niente a che fare col senso religioso della vita.
Santa Madre Chiesa credo che tra le tante cose da ripensare, debba fare un pensiero anche a questo tribunale per riportarlo nell’alveo dell’umano e della misericordia di Dio.