Nota della redazione: questo intervento è stato scritto diverse settimane prima dell’ingresso del nuovo patriarca a Venezia
I nostri vecchi dicevano che “il giorno si vede fin dal mattino” ed aggiungevano con il gran buon senso di una volta: “chi ben comincia è a metà dell’opera”. Infine: “Il mattino ha l’oro in bocca”. E chissà quanti saranno i detti sapienziali che riguardano l’importanza di iniziare bene qualsiasi opera che ci si proponga di fare.
Io ho confessato che di tutte le foto che i mass-media ci hanno offerto del nuovo Patriarca, terrò sul mio tavolo di lavoro quella che lo ritrae con gli stivaloni infangati e con la semplice tonaca nera, mentre si dà da fare con i suoi seminaristi per aiutare la gente delle Cinque Terre colpite dall’alluvione e dagli smottamenti della montagna fradicia d’acqua.
E’ vero, come ci è stato ripetuto fin troppo dai “capetti”, che bisogna accettare con fede il Patriarca che il Signore ci manda ed è altrettanto vero che non si può avere un Patriarca corrispondente a tutti i gusti, ma credo che pure sia lecito sperare che il nuovo vescovo ci appaia il più adatto a dare un volto sobrio, adeguato ai tempi e capace di parlare e di farsi ascoltare dalla nostra gente,
Io spero che il Signore mi abbia accontentato e che il nuovo vescovo sia intenzionato a far indossare alla Chiesa veneziana “il grembiule da lavoro” per mettersi a servire i poveri.
In questi giorni poi ho letto come avverrà l’ingresso di mons. Muraglia nella nostra diocesi e sono stato felicemente sorpreso di apprendere che alla vigilia dell’ingresso si recherà a Ca’ Letizia a servire, con i pochi chierici del nostro seminario, alla mensa dei poveri.
Io non ci sarò, ma sarò ugualmente felice che quel seme sparso quarant’anni fa assieme a mons. Vecchi, abbia la prima attenzione e continui ad essere coltivato dal nuovo apostolo del Signore in terra veneta.
In questi giorni ho pensato che il Signore mi ha fatto un secondo dono stabilendo che il conclave per la nomina dei nuovi cardinali sia stato fissato in una data che non ha permesso al nuovo Patriarca di ricevere la berretta cardinalizia. Per carità! Avrei accettato di buon grado anche il Patriarca vestito di “porpora e di bisso”, vesti che mi ricordano fin troppo quelle dell’Epulone, ma sono contento che il Signore mi abbia risparmiato questo sforzo ascetico, perché confesso che non è che mi abbia esaltato quel concistoro, con tutto quel rosso, quelle poltrone rococò tutte dorate e quei riti fuori corso per il conferimento di un titolo onorifico.
Ringrazio ancora il buon Dio che ha permesso che il Patriarca entri quasi alla chetichella, con un anticipo, a Mestre, ove pulsa la vita, prima di entrare in museo. Ora spero soltanto che il comitato della curia “non mi rompa le uova nel paniere!”.