Una bimbetta, conosciuta più di trent’anni fa al “Germoglio”, il prestigioso centro polifunzionale per l’infanzia della mia vecchia parrocchia di Carpenedo, ed ora ricercatrice e funzionario della Sovrintendenza ai monumenti di Venezia, è venuta a cercarmi per regalarmi un volume che lei, giustamente, riteneva che mi avrebbe interessato.
Credo che Elena, questa giovane e brillante signora, si interessi particolarmente dei monumenti e degli scavi nel Veneto orientale ed in particolare di Concordia. Nelle sue ricerche si è imbattuta in un volume di un vecchio parroco di Concordia, don Celso Costantini, il quale ha scritto la sua biografia, intitolandola “foglie secche”, volume su cui intendo ritornare a motivo della sua prefazione. Dato che il volume non si trova più in libreria e nell’attesa e nella speranza che sia ristampato, la signora, ricordandosi del suo vecchio parroco e del suo diario, si prese la briga di fotocopiarlo interamente per farmene un regalo.
Questo don Costantini lo avevo già conosciuto sommariamente perché sia lui che suo fratello, pure sacerdote, avevano, come si suol dire, fatto una brillante carriera ecclesiale: uno diventato vescovo e l’altro cardinale. Uno dei due, grande esperto d’arte sacra, aveva scritto un libro che, in seminario di Venezia, avevano adottato come libro di testo.
Sto letteralmente divorando il testo regalatomi, per la prosa brillante, per l’impronta squisitamente pastorale e soprattutto perché descrive i costumi, le usanze, la religiosità e la vita delle parrocchie venete che io ho conosciuto nella mia infanzia. Leggendo il testo di questo prete, d’origine friulana, ma di educazione veneta, ho riscoperto le radici della religiosità semplice ma robusta della mia gente e sono costretto a fare delle comparazioni con il mondo religioso in cui ora sono immerso.
Questo ultimo secolo ha segnato dei mutamenti radicali nelle convinzioni e nella pratica religiosa del Veneto. Ho l’impressione che oggi sia rimasta la forma negli ambienti più poveri della nostra campagna, ma che se ne siano persi il cuore, la sostanza, l’essenza, mentre s’avverte ancora molto poco della religiosità promossa dal Concilio, condizionata dalla cultura corrente.
Credo che i preti siano riusciti ben poco a far passare il guado religioso e offrire il nuovo respiro che deve avere il cristianesimo d’oggi se vogliamo che i princìpi evangelici incidano sulla coscienza e sulla vita degli uomini del mondo attuale.