Consuntivi diocesani

La nostra diocesi pubblicava una rivista bimestrale, che ora però è ridotta ad uscire solamente una volta all’anno. Questa rivista riporta prediche del Papa, del Patriarca, interventi del vescovo in diverse occasioni, necrologi e materiale del genere.

Di solito sono interventi datati, che la stampa ha già riassunto e che perciò destano, normalmente, poco interesse. Le due uniche rubriche alle quali, penso, i sacerdoti ai quali la rivista è riservata siano interessati, sono le nomine, gli incarichi particolari all’interno della diocesi e i bilanci finanziari.

Anch’io quest’anno, prima di disfarmi del malloppo assai consistente della rivista, mi sono soffermato con curiosità su tali rubriche. La prima mi ha riempito di un pizzico di sorpresa e di orgoglio, constatando l’articolazione complessa e assai numerosa degli organismi, dei comitati, degli uffici, delle commissioni e degli enti ecclesiastici e della marea di consiglieri che ne fanno parte. Vivendo ormai praticamente ai margini di questi meccanismi ecclesiali, mi sono un po’ meravigliato per la loro consistenza numerica e per come io non abbia sentito l’efficacia a livello della presenza e della proposta cristiana, per quanto riguarda la rievangelizzazione e l’impegno missionario nei riguardi dei non credenti e dei numerosissimi extracomumitari appartenenti ad altre religioni!

La seconda rubrica poi, che verteva sull’impiego di somme abbastanza consistenti che la diocesi riceve ed eroga a favore di enti di beneficenza e di strutture ecclesiastiche, mi ha sollevato da un grosso scrupolo che pesava sulla mia coscienza. Dietro enormi mie insistenze, in questi ultimi anni ho ottenuto 115.000 euro per l’avvio dei Centri “don Vecchi” di Marghera e di Campalto, Centri che godono ottima salute nel campo amministrativo, che non hanno debiti di sorta e funzionano in maniera ottimale. Ora però mi accorgo, leggendo suddetto bilancio, che altri enti che zoppicano da ogni lato, ricevevano ogni anno, pacificamente, somme altrettanto significative per appianare bilanci costantemente in rosso.

Quest’anno ho pagato più volentieri del solito l’abbonamento di 40 euro a questa rivista, alla quale mi abbonano d’ufficio, perché mi ha aiutato ad avere una visione più completa ed obiettiva della realtà religiosa in cui vivo e m’ha liberato dallo scrupolo di essere in debito verso la diocesi, mentre ora apprendo che sono abbondantemente creditore.

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